Malpensa hotel dei disperati Ci vivono sempre più senza tetto

Hanno ormai raggiunto quota duecento gli sbandati che popolano l’aeroporto. Don Ruggero Camagni li aiuta: «Non delinquono, cercano soltanto un lavoro»

– Ieri mattina don, il cappellano dell’aeroporto di Malpensa, era in un’azienda bustocca a recuperare uno stock di jeans. «Quando poi servono, li distribuisco ai senza tetto che vivono qui a Malpensa, quasi duecento persone. In qualche modo bisogna pure aiutarli», dice don Ruggero. «Non sono persone da criminalizzare, sono vittime: non hanno lavoro, non hanno una casa e una soluzione andrà ben trovata per loro. Ho sentito parlare spesso di progetti di sistemazione,

almeno una decina sono circolati in questi ultimi anni, ma poi non è mai andato in porto nulla».
Una delle ultime ipotesi proposta da Sea individuava dei box prefabbricati con servizi annessi per un’ottantina di posti da insediare nel territorio circostante, ma poi nessun sindaco ha acconsentito ad ospitare questi appartamenti mobili. «Dei mono – bilocali che potrebbero andare bene», annota il don.
I numeri sono importanti visto che si tratta di circa 200 persone, a cui negli ultimi giorni si è aggiunta una quindicina di persone. Ci sono profughi arrivati a Somma con la prima ondata nel 2011 e qui rimasti dopo l’alloggio all’hotel Cervo, ma ci sono anche italiani separati che si sono ritrovati senza più risorse economiche.
«Persone con titoli di studio, anche lauree e posti di lavoro di prestigio che però non hanno più una casa né liquidità spendibili», rimarca don Ruggero.
Così Malpensa si popola e prende vita come albergo notturno.