Marco, dal coma alla vita Risvegliato dal profumo di casa

L’assemblea di Confagricoltura è quasi finita. Dopo aver discusso, avanzato proposte e sentito il parere di autorità politiche e di esperti settore, è il momento dei saluti.

Il presidente prende la parola e invita i presenti ad un applauso, che stavolta non è quello solito dovuto al rispetto che si porta agli interventi delle istituzioni.

Sgorgherà spontaneo, sentito, impetuoso e prolungato: è quello per .

Il ragazzo si alza in piedi, è visibilmente emozionato ma si apre in un sorriso che illumina più del sole che filtra dalle ampie vetrate della sala dedicata ad Andrea Ponti.

La storia di Marco è senza dubbio la più bella di una giornata in cui più volte viene ricordata la dignità degli imprenditori agricoli, calpestata dalla crisi, dalle leggi assurde e dai “furbetti” ma ancora integra, pulsante, viva.

Come è vivo questo ragazzo di Castello Cabiaglio, figlio di Pasquale, ex proprietario della Fattoria Rancina, azienda agricola familiare ora gestita dalla sorella di Marco e raggiungibile dal paese della Valcuvia tramite una strada tortuosa ed un po’ disagevole.

Nel 2004 Marco ha un grave incidente motociclistico, finisce in un fosso dopo aver sbattuto la testa contro un palo. Ricoverato al pronto soccorso, entra in coma ed è costretto a subire due interventi chirurgici per cercare di ridurre le lesioni cerebrali riportate nello schianto. Il giovane trascorre un anno passando da una struttura all’altra.

Si tenta un risveglio, un recupero, l’uscita da un incubo che sembra aver spezzato i suoi sogni di diciannovenne, quella vita normale di un ragazzo sportivo, motivato e trascinatore.

I suoi genitori prendono una decisione coraggiosa che va contro perfino al parere dei medici: riportano il figlio a casa, ripercorrendo a ritroso quella strada impervia che aveva condotto loro e Marco nel buio.

La scelta, dotata di quell’istinto impregnato di amore che solo un padre e una madre possono avere, è salvifica: in mezzo ai suoi boschi, nella sua fattoria, il ragazzo si risveglia, torna a respirare, poi a mangiare, infine a parlare. Oggi illumina questa stanza enorme: «Ci meritavamo di concludere così questa giornata» dice Gervasini. «La vicenda della famiglia Ossuzio è uno di quei prodigi che la vita sa ancora regalare con il suo carico di forza nel dolore e speranza nel futuro».

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