Medici di Varese in Africa contro Ebola

Dino Azzalin, con un gruppo di clinici e un’avvocato di Cuamm, giovedì sarà in Etiopia. «Paura? C’è tanta disinformazione e il rischio in Europa è, per paradosso, più alto»

«Giovedì partiamo per l’Etiopia». A parlare è il presidente di “Cuamm medici per l’Africa” della provincia di Varese, , che, insieme a un gruppo di medici varesini volontari di diverse specialità – , , e – e ad un’avvocatessa, , ha progettato un nuovo viaggio in Africa per portare aiuti concreti, medici e assistenziali, in un momento di grande pericolo e allarme per l’epidemia ebola, il virus che in Guinea, Liberia e Sierra Leone ha causato fino ad oggi oltre 3.400 morti.

Sin da subito, Cuamm non ha risparmiato il suo impegno, soprattutto in Sierra Leone, laddove l’allarme è più forte.
Ne parola il dottor , responsabile della programmazione di Cuamm, che descrive un clima di grande preoccupazione: «È come un’ossessione insopprimibile che non ti abbandona e non ti dà pace. Non la vedi, ma è dappertutto che ti insegue e ti perseguita. È l’epidemia dell’ebola che ha sequestrato le vite e le menti della gente della Sierra Leone. I dati si rincorrono uno dopo l’altro e sono sempre più negativi. I casi di Ebola aumentano anche se in uno stato di perfetta equità».
«Non ci sono disuguaglianze sociali, di genere o di generazione in questa malattia. Le vittime sono lo specchio dell’umanità di sempre: uomini e donne, bambini e anziani, laici e chierici, ricchi e poveri, contadini o abitanti delle città».

«Il tutto in una dimensione esistenziale che non è più la stessa di prima, tutti cercano un segno di speranza, un segno positivo, una prospettiva semplice: tornare ad una vita normale, dignitosa, pacificata con la natura».
Tutto questo mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità aggiorna e monitora costantemente i dati sulle vittime di ebola in Africa Occidentale in un triste conteggio che porta a 3.439 i morti su un totale di 7.492 casi al primo ottobre,

con la giornata nera di sabato 4 ottobre che ha registrato 121 morti e 81 nuovi casi in sole 24 ore, qualche segnale di speranza arriva proprio da Zimmi, il centro medico di Cuamm dove è stato fatto un grande lavoro. Medici con l’Africa continua dunque a sostenere i centri di isolamento: uno nell’ospedale di Pujehun, l’altro a Zimmi, una delle aree focolaio, in Sierra Leone.
Qui, come altrove, è necessario continuare a assicurare medicinali, strumenti di protezione: mascherine, guanti, occhiali, stivali, grembiuli, clorina, ma anche gasolio, telefoni, cibo, acqua, materiali per costruire.
Non avete paura di partire? Risponde Azzalin: «Come dice don , che costantemente mi tiene aggiornato, c’è grande disinformazione sul virus ebola e il rischio in Europa è paradossalmente più elevato rispetto all’Africa».

«Vogliamo far capire che Cuamm sta operando per l’emergenza ebola e anche in altri campi». Infatti il titolo dell’incontro, una cena africana, per la raccolta fondi, il prossimo 15 novembre al Collegio De Fillippi a Varese, parla chiaro: “Ebola=Africa? No, grazie!”.
Alla serata conviviale-informativa, si terranno gli interventi di Azzalin,, medico Cuamm infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, , medico di Varese e , presidente Ipasvi.