Noi eleggiamo sindaci quattro trentenni «Varese più sicura, basta con il degrado»

Le giovani promesse della politica cittadina si confrontano su sicurezza, urbanistica, sport e turismo. Pinti: «Piazze alla gente». Clerici: «Luci e presidi». Civati: «Centro allargato». Chiodi: «Prima il teatro»

La Varese di domani come la vedono i trentenni che fanno politica? Gli stessi trentenni che, se la politica si “svecchiasse” veramente, mettendo in prima fila le forze giovani, potrebbero essere i potenziali candidati sindaci. Da sempre per la poltrona di primo cittadino concorrono persone che hanno superato, chi più chi meno, i quaranta. Unica grande eccezione, ma andiamo ormai nel lontano 2002, era stato un giovane , candidato sindaco a 30 anni spaccati. Un’eccezione che non si è

ripresentata.
Ma se i partiti avessero il coraggio di candidare, per “svecchiare” e rinnovare veramente, e non solo a parole, il modo di far politica, quali sarebbero i volti di chi si troverebbe a correre per la carica?
Nelle quattro principali forze politiche, i giovani trentenni non mancano. E li abbiamo messi a confronto, con le loro idee e proposte per la città, su quattro grandi temi: sicurezza e degrado da piazza Repubblica alle stazioni, realtà sportive, rilancio turistico e vivibilità e divertimento serale.

Marco Pinti, segretario leghista, è il “candidato” che si pone in maggiore continuità con la giunta uscente. «Il degrado in città è presente e si combatte con una maggiore sicurezza, che deve essere garantita dalle forze dell’ordine. Ma per garantirla, devono essere messe nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro. Ma c’è anche un passo successivo: gli spazi pubblici devono essere vissuti dalla popolazione, altrimenti si svuotano e diventano ricettacolo di degrado e criminalità. Piazza Repubblica ne è l’esempio più lampante. Sembra essere stata realizzata apposta come “piazza murata”. Su questo la giunta Fontana ha messo in atto un grande progetto per cambiare le cose».
Su movida e divertimento serale «un grande merito delle amministrazioni leghiste è stato rendere Varese più viva».
E qui si collega al turismo: «Varese ha tante tradizioni, dalle feste alle sagre, che possono essere trasformate in eventi di richiamo. L’assessorato al Turismo del Comune sta già facendo molto. Continuando su questa strada, occorre adattarle ai giovani, perché diventino motivo di richiamo per portare turisti in città».
E sullo sport la parola d’ordine è: «Dobbiamo tenerci Pozzecco. Varese è conosciuta in Europa grazie al basket. E su questo sport dobbiamo puntare al 90 per cento. Teniamoci strettissimo Gianmarco Pozzecco, nonostante la sua scelta non lasciamolo andar via. La pallacanestro è la vocazione della nostra città».

Sulla sicurezza, Stefano Clerici (Forza Italia) denuncia come «la città è presidiata, ma non abbastanza. Bisogna migliorare i controlli, ma soprattutto rendere la città meno buia. Il degrado nasce da questo, da aree scarsamente illuminate e degradate urbanisticamente». Non solo centro, ma anche i quartieri: «Occorre un presidio di polizia locale in ogni castellanza».
Su piazza Repubblica «non ha senso fare interventi spot. L’attuale amministrazione deve solo rimanere fedele al masterplan, quindi lasciare tutto alla prossima. E qui devono entrare in gioco i migliori architetti internazionali, con un concorso di idee. Ma soprattutto ascoltare tutti i soggetti portatori di interesse sulla piazza».
Sulla movida serale «finalmente la città si è svegliata, occorre lavorare per tenerla viva, garantendo sempre la sicurezza».
Mentre sullo sport «rischiamo di essere una piccola Parma, dove la nave sta affondando e tutti piano piano scappano. Se non si dà un progetto di ampio respiro a basket e calcio, come stava venendo fatto fino a un anno fa, puntando sui giovani, gli investitori scapperanno».
Sul turismo infine «bisogna puntare a quello di nicchia e di qualità. Parchi e ville storiche possono essere un’attrattiva per i visitatori dal Nord Europa».

Il consigliere comunale del Pd Andrea Civati ritiene «positivo il piano di riqualificazione di piazza Repubblica. Ma è solo un punto di partenza. Bisogna migliorare la situazione nelle altre zone marginali del centro, come via Como e viale Milano. La risposta non è in termini di presidi di polizia, ma allargando la zona pedonale e rendendo vivibili quei luoghi».
Sulla movida «bisogna capire che a Varese uno dei fattori attrattori principali è rappresentato dai locali e dai negozi. Divertimento serale, commercio e quindi visite da fuori sono molto legati».
Quindi parlando di turismo «la disponibilità di strutture ricettive c’è. Cosa manca? L’accoglienza. Nel centro di Varese quasi nessun ristorante ha il menu in inglese. Il Comune deve farsi carico di un’attività di coordinamento per rendere la città veramente accogliente».
E sullo sport Civati parla di quelle discipline «spesso trascurate dalle istituzioni. Penso tra tutte alla ginnastica. Abbiamo la Varesina, che è un’istituzione, eppure il Comune non ha mai dato una mano logistica o un supporto di qualunque tipo, non economico, ma per rilanciare la sua presenza in città».

Il consigliere comunale di Ncd Giovanni Chiodi sottolinea come «il degrado è la prima battaglia che il Comune deve affrontare. Capisco la ristrettezza di fondi, ma il decoro dev’essere il primo punto di un’amministrazione. Ed a questo si collega la sicurezza. Una città illuminata e vivibile è più sicura».
In questo, piazza Repubblica «è il primo grande progetto di ristrutturazione di spazio pubblico dopo la creazione di piazza Monte Grappa negli Anni 30. L’ex caserma dev’essere recuperare in contemporanea al nuovo Teatro. Non può essere lasciato uno spazio vuoto. E il teatro sia vissuto da una realtà culturale varesina».
Sullo sport «il Comune deve avere il ruolo di facilitatore». Mentre su movida e turismo, che Chiodi lega insieme, «occorre dare alla cittadinanza e ai visitatori un’offerta di eventi culturali e di spettacolo. Il divertimento serale non dev’essere solo locali». Sul turismo poi punta molto sul Sacro Monte: «È la principale bellezza di Varese. Ma non può essere solo turismo religioso. Ma deve diventare un luogo sempre più vissuto e frequentato. Per rilanciarlo si potrebbe pensare ad una detassazione per nuove attività che vengono aperte. Così come sgravi per chi ci va ad abitare».