«Non sono un grillino, ma…»

Gianluigi Paragone l’altra sera era sul palco di piazza del Podestà con Alessandro Di Battista

«Riempiono le piazze senza che ci sia una campagna elettorale. Poi ci si chiede perché i Cinque Stelle prendano il 30%, mentre la Lega è al 12?». C’era anche Gianluigi Paragone, varesino, conduttore tv de La Gabbia, sul palco del comizio di Alessandro Di Battista in piazza del Podestà a Varese. «Mi chiedono se sono diventato grillino: no, non sono grillino, ma i Cinque Stelle sono gli unici che mi chiamano per parlare di banche e derivati».


Ci conosciamo, sa che sto scrivendo un libro sulle banche. Sapendo che sono di Varese, m’ha chiesto se avevo voglia di parlare, dicendomi che gli avrebbe fatto piacere, e l’ho fatto.

La novità è che la politica finalmente riempie le piazze lontano dalle campagne elettorali. In fin dei conti il confronto si è sempre fatto guardandosi in faccia, a viso aperto: perché tutti gli altri non lo fanno più? Ti ricordi un appuntamento politico in piazza senza che ci sia una campagna elettorale? Io no, e poi hai voglia a chiederti perché questi prendono il 30% dei voti… Di Battista è uno che fa un sacco di date come questa, incontra i militanti, parla alla gente incrociandola per strada, perché poi alla fine è questo il vantaggio di parlare ad una piazza.

La gente ha capito che le vicende di Roma sono ingigantite da una parte di potere che coincide anche con l’editoria che non vuole i Cinque Stelle. La Raggi può anche non essere il miglior sindaco della Capitale e deve ancora dimostrare tutto, va bene, ma che ci sia un fuoco di sbarramento nei confronti dei 5S è innegabile. Basti pensare alla vicenda degli sms.

Nel Pd si stanno scannando. Nel centrodestra si deve consumare definitivamente la leadership di Berlusconi, ormai senza dubbio logora, e Salvini se vuol essere leader deve completare il suo percorso. Poi c’è un Movimento che è movimento: non ha sedi, è sempre in giro per l’Italia a prescindere dalle campagne elettorali. E poi c’è un’altra caratteristica fondamentale…


Finalmente c’è una parte del Parlamento che studia le cose di cui si parla. Io, ad esempio, sono stato invitato per parlare di banche, del crimine finanziario che è in corso: solo con loro riesco a parlare di queste cose. L’unico posto in cui posso parlare di finanza, di neoliberismo e di tutte le fregature che ci stanno propinando, è sotto le insegne del Movimento Cinque Stelle. Ci andrò sempre, perché non è che me ne frega se qualcuno mi punta il dito dicendo “Ah, Paragone è diventato grillino”. No, non sono diventato grillino. A Varese Di Battista lo ha detto: è un giornalista che rimane giornalista, non è del Movimento ma con lui parliamo di queste cose. Ad esempio in piazza ho parlato di derivati.


Ma a me Salvini non ha mai chiesto di parlare di queste cose.

Attenzione, Salvini parla di questo ma anche di altri due-tre temi. Deve dare una disciplina, un ordine. C’è un motivo per cui i 5S sono al 30% e Salvini, che pure ha fatto un miracolo, è al 12-13. Di Battista lo ha detto anche mercoledì da me in trasmissione: appoggi in parlamento sui testi e sulle leggi ci potranno anche essere, ma la Lega deve tornare a parlare, a studiare. Il parlamentare non può non sapere. Questi studiano. Sono gli stessi che in Parlamento alzarono barricate sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia. Glielo dissi, che gliel’avrebbero fatta pagare. Ed eccoci qua.