Nove scuole senza Internet «Genitori e rioni ci aiutino»

«La scuola, soprattutto quella dell’obbligo, ha bisogno del contributo di tutti per poter progredire e continuare a garantire la massima qualità didattica ai più piccoli. È una questione di corresponsabilità educativa». E questo vale anche per una cosa molto concreta, come l’impianto wi-fi per avere una connessione internet alla Sacco o alla Salvemini.

L’appello di , da poco più di un anno preside dell’istituto comprensivo Varese 1, è rivolto a tutte le comunità servite dai nove plessi dell’istituto, ma in particolare a quella di Belforte, dove le scuole che necessitano di un ammodernamento tecnologico sono ben tre: la scuola d’infanzia Collodi, la primaria Sacco e la secondaria di primo grado Salvemini.

Perché i tempi in cui il Comune o lo Stato trasferivano fondi in abbondanza alle scuole pubbliche sono finiti e, per stare al passo con i tempi, gli istituti hanno bisogno davvero dell’aiuto di tutti, «genitori per primi».

Il problema non è da poco: le nove scuole del Varese 1 (che comprende i plessi dei quartieri San Fermo, Belforte, Biumo Inferiore e anche la Mazzini, la Righi e l’Addolorata, in pieno centro città), non hanno una copertura Internet interna.

«Manca la possibilità di installare e mantenere una rete wi-fi che permetta la connessione di più dispositivi contemporaneamente – dice Rossi – Abbiamo bisogno di donazioni, abbiamo bisogno che le comunità, i genitori e le associazioni locali si mobilitino per finanziare questa spesa che, con l’andar del tempo, diventa sempre più necessaria a garantire una didattica al passo con i tempi». E Belforte, con le tre scuole raggruppate lungo via Brunico, è il quartiere dove questa esigenza è più pressante.

La spesa non è indifferente: l’installazione dell’impianto in edifici come questi ha un costo medio di 15mila euro, a cui va aggiunto il canone per il potenziamento della linea, che può arrivare anche a 800 euro l’anno.

Il Comune potrebbe emanare un bando di gara che risolva il problema, ma fondi destinati a questo scopo, per ora, non sono previsti.

«Del resto in altre scuole sono le associazioni genitori o altre donazioni private ad intervenire: il pubblico non ha più la possibilità di farlo. Ma le nostre scuole non meritano di restare indietro», commenta la preside, che non vuole certo rinunciare a portare il Varese 1 e i suoi ragazzi nella scuola del terzo millennio.

«C’è bisogno di più attenzione verso queste scuole, da parte delle comunità in cui sono inserite – spiega – non è impossibile: ci sono altri istituti, anche a Varese, dove questi servizi sono stati messi in piedi proprio dall’associazione genitori, che ha saputo fare rete con altre realtà del territorio».

È anche una questione di identità: «Se vuoi fare davvero il genitore, anche un aiuto in più alla scuola di tuo figlio dovrebbe essere tra i tuoi doveri. I tempi dello Stato che pensa a tutto sono finiti, ma non devono essere i ragazzi e la loro formazione a farne le spese».

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