Prima la Bosina, ora la Padania Addio alla Lega made in Varese

Dal primo dicembre il quotidiano lumbard sospende le pubblicazioni. Salvini: colpa di Roma. Nel partito reazioni tiepide: finita un’epoca

– Addio alla Padania: se ne va un altro pezzo della vecchia Lega Nord “made in Varese”.
Ma il Comitato di redazione protesta: nessuna difesa né parole di solidarietà.
Dal primo dicembre il quotidiano di partito di via Bellerio cesserà le pubblicazioni cartacee ma spegnerà anche il sito internet: per i giornalisti sarà cassa integrazione.
Dopo la Scuola Bosina, è un’altra vicenda nata ai tempi d’oro del Carroccio, tra il ’96 e il ’97, che viene consegnata alla storia. Per il leader è «colpa di Renzi» che ha tagliato il finanziamento ai giornali di partito.

Ma è anche colpa della Lega, per il Comitato di Redazione, che si esprime con un comunicato molto chiaro: «L’attuale situazione è il risultato del drastico taglio del fondo per l’editoria operato dal governo Renzi, ma non si può attribuire l’esclusiva responsabilità a Roma: anche in via Bellerio è stata fatta una scelta politico-editoriale che ha condotto alla cancellazione di una testata che da quasi 18 anni ha rappresentato l’unica voce delle battaglie del Movimento».

/> E la Lega di Salvini, «nonostante le prospettive di crescita dei consensi, ha deciso di non rinnovare il proprio contributo all’Editoriale Nord».
Tra i redattori e i collaboratori, che pure si aspettavano un ridimensionamento dopo le sfortunate vicende degli altri quotidiani di partito, serpeggia molta delusione, anche per l’indifferenza che avrebbe accompagnato l’annuncio del leader.
E c’è perplessità su alcune scelte, come l’ultima assunzione all’Editoriale Nord effettuata nel mese di settembre o il rifacimento della piattaforma web che dal primo dicembre verrebbe disattivata (oltretutto senza prospettive di riaprirla perché il futuro sbarco online che delinea Salvini non si sa con quale redazione avverrebbe).
Nei prossimi giorni si saprà qualcosa di più, visto che domani è prevista una riunione del Cda dell’Editoriale Nord, mentre martedì ci saranno degli incontri con la redazione e il Cdr, quest’ultimo anche faccia a faccia con il segretario federale. L’impressione è che “La Padania”, già dal nome, non faccia più parte del progetto della Lega modello “Front National” di Salvini. Di certo la chiusura del quotidiano della Lega non ha suscitato grandi mobilitazioni, nemmeno tra gli stessi esponenti di spicco del partito. Per Varese è la perdita di un patrimonio che, tra direttori e amministratori, ha avuto molto di “varesino”.
«Dispiace, è un pezzo di storia che finisce, è stato un momento importante della vita democratica» commenta il sindaco di Varese , da sempre tra i più assidui sostenitori del giornale di via Bellerio.

«Sono i tempi che cambiano, anche se non se sia giusto annullare l’esistenza dei partiti, che al di là di tutti gli errori hanno contribuito a tenere in vita la democrazia in questo Paese. Rispetto al modello delle cene a mille euro, rimango affezionato ad un tipo di politica popolare fatta con le salamelle sotto i tendoni e il giornale di partito sotto braccio».
Sulla stessa linea l’ex ministro : «Purtroppo è il segno dei tempi, la gente ce l’ha su con la politica così si dovrà accontentare dei soliti giornali dei poteri forti. Per il salvataggio di altri quotidiani di partito si sono mobilitati persino dei banchieri, da noi non si è fatto vivo nessuno. Ma forse è meglio così per non snaturare il nostro giornale che spero prosegua sul web».