«Qualcuno degli Uva dice bugie»

Il presidente della Corte d’Assise: «Ci vedremo in altra sede». Fratelli e una nipote nel mirino

– «Ci vedremo in altra sede. Qualcuno oggi ha mentito». È un autentico colpo di teatro quello avvenuto in aula ieri pomeriggio. Il caso è quello della morte di , 43 anni, deceduto il 14 giugno 2008 all’ospedale di Circolo di Varese dopo essere stato bloccato mentre, ubriaco, spostava transenne in mezzo a via Dandolo creando un pericolo per gli automobilisti. Uva morì dopo essere stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio in conseguenza del suo stato.

La sorella da sei anni sostiene che Giuseppe morì a causa delle botte subite da carabinieri e poliziotti nei meno dei 15 minuti, così ha provato sino ad ora l’aula, in cui fu trattenuto nella caserma carabinieri di via Saffi a Varese.
Ieri hanno deposto davanti alla corte d’assise presieduta da nove famigliari di Uva. A processo sono otto imputati: sei poliziotti e due carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale. «Ci vedremo in altra sede – ha detto il presidente della corte d’assise Piglionica – perchè qualcuno ha detto il falso. Ci sono stati alcuni racconti inconciliabili».

L’avvocato di parte civile ha sbottato: «Lei ha già deciso quindi che c’è stata una falsa testimonianza. Lo sta dicendo riferito alla famiglia Uva?». E di rimando Piglionica ha replicato: «Ci vedremo in altra sede».
Ieri in aula sono stato ascoltati i parenti di Uva. La sorella ha detto che uno degli imputati avrebbe confessato al fratello che quella sera Giuseppe venne picchiato. Sin qui tutto bene. Non fosse che Nicola, ascoltato subito dopo, ha smentito quanto asserito dalla sorella. Non ricevette mai confidenze di quel genere.

Chi mente? Perchè Nicola Uva, che inizialmente non sposò la linea accusatoria della sorella propendendo per la colpa medica perseguita dalla procura, ha cambiato idea? E perchè ieri ha smentito la sorella?
Chi mente? Se lo chiede anche la corte vista la reazione del presidente Piglionica. È possibile che lo stesso preside te invii gli atti alla procura per un’inchiesta per falsa testimonianza.
Tra l’altro Piglionica ha rilevato un’altra incongruenza. Una nipote di Uva ha dichiarato che un carabiniere, incontrato in una discoteca, tentando un approccio da alticcio le avrebbe detto che lo zio meritava una lezione ma non doveva morire. Dichiarazione smentita dai militari, con pesante reprimenda da parte del presidente della corte d’ assise nei confronti della teste.
Affettuosissima infine la testimonianza di , altra nipote di Uva che ha definito Giuseppe “lo zio del cuore”, generoso, buono con gli altri. Lo “zio d’Africa”, tanto Giuseppe Uva sapeva essere solidale con i meno fortunati.