«Senza L’Oca diventate come Busto»

Ciao mi chiamo Matteo e sono bustocco» è così che si è presentato questo ragazzone, venuto a Varese, in centro, per un aperitivo. Perché, a dir suo «Varese ha una sola cosa più bella di Busto: la vitalità».

Lui passava quasi per caso in piazza Carducci e si è fermato perché attirato dalla folla riunitasi per manifestare pacificamente contro la rimozione dei tavolini esterni de L’Oca Ubriaca. Quando lo abbiamo incontrato noi aveva in mano un bicchiere di prosecco, il simbolo della protesta.

Matteo ha subito confidato di essere sconcertato per l’accaduto. Secondo lui è impensabile che in una città come Varese, e che proprio in una piazza importante come quella, in cui la movida e l’aggregazione tra persone sono motivo di “pellegrinaggio” per i ragazzi di tutta la provincia, venga tolto uno spazio importate ad un locale come L’Oca. «Mi sono informato ora sulla vicenda e non concordo assolutamente con questa decisione del Tar».

Matteo beve un sorso dal suo bicchiere, un bicchiere guarda caso biancorosso, e confessa di non capire le ragioni della farmacia di presentare l’esposto al Tar che ha dato il via a tutta la vicenda: «Questa è una farmacia importante, che ha una storia. Davvero pensano che un paio di tavolini possano oscurare il loro passato? Certo, la visibilità diminuisce con gli ombrelloni de L’Oca davanti alla loro insegna, ma solitamente chi ha bisogno di una farmacia sa quasi sempre dove recarsi. Poi la farmacia in questione è conosciutissima da tutti. Lo so io che sono di Busto, figuriamoci i varesini!».

Matteo vuota il suo bicchiere e guarda tutta la gente che lo circonda. In un secondo si volta, guarda l’ingresso della farmacia, ci lancia uno sguardo e ci dice: «Io entro a chiedergli il perché di tutto questo». Lui si incammina e noi lo seguiamo un po’ stupiti.

Entra nel locale e si posiziona davanti al bancone, dall’altra parte c’è la farmacista che gentilmente gli chiede di cosa abbia bisogno. Matteo, con estrema cortesia ed educazione si presenta. Racconta di essere passato in piazza per caso e di aver assistito alla protesta.

La farmacista, una donna sulla quarantina, lo guarda sempre più perplessa e imbarazzata. Rantola qualche parola di protesta che quasi le si strozza in gola. Lui invece prosegue come un treno sulle rotaie delle sue convinzioni, fino ad arrivare alla domanda fatidica: perché?

Lei, borbottando qualcosa di incomprensibile si gira e se ne va. Matteo non ha ricevuto risposta.

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