Sequestrata la villa del boss Roberto Tripepi

Confiscati a Gerenzano immobili per 300 mila euro. Per lui 1 anno e 6 mesi di obbligo di dimora

Sono stati confiscati nelle ultime ore a Gerenzano degli immobili del valore di 300.000 euro a Roberto Tripepi. I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Varese hanno, infatti, eseguito un Provvedimento di confisca, disposto dal Tribunale di Varese, su proposta del Procuratore della Repubblica del Tribunale di Busto Arsizio di 2 immobili.

A suo carico è stata disposta anche la misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale, con l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, per la durata di 1 anno e 6 mesi. Il provvedimento del Tribunale, che fa seguito ad un precedente Decreto di sequestro emesso nel 2016 ai sensi della normativa antimafia, era stata avviata da un’articolata attività d’investigazione economico-patrimoniale condotta dalle Fiamme Gialle varesine, a seguito degli esiti di una pregressa indagine di polizia giudiziaria, svolta dagli stessi militari in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, che, nell’anno 2014, aveva condotto all’esecuzione di 18 misure cautelari, emesse nei confronti di appartenenti ad un’organizzazione operante nel saronnese e nella bassa comasca.

L’operazione, denominata “Free Pass”, aveva permesso di individuare le responsabilità di un sodalizio criminale riconducibile ad una cosca della ‘ndrangheta calabrese, già attiva nella zona di Seminara ed operante anche nell’area compresa tra le province di Varese, Como e Milano, da anni dedita alle estorsioni in danno di imprenditori, all’usura, alla corruzione, nonché allo spaccio di sostanze stupefacenti. Nell’ambito di tale indagine, a seguito della recente condanna di uno dei principali imputati a 6 anni di reclusione, i finanzieri varesini, avvalendosi di uno specifico software di indagine investigativa in dotazione al Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, hanno avviato accertamenti volti a valutare sia la sua pericolosità sociale nonché, la sproporzione tra reddito e patrimonio, al fine di procedere all’aggressione patrimoniale dei beni illecitamente accumulati.

Proseguendo negli approfondimenti investigativi, dagli accertamenti delle Fiamme Gialle è, altresì, emerso evidente il dato che il condannato ed i suoi familiari vivessero con redditi irrisori, sicuramente inidonei anche a soddisfare le esigenze primarie di vita. L’analisi complessiva delle movimentazioni economico-finanziarie in entrata e in uscita ha, infatti, evidenziato una netta sproporzione rispetto ai redditi dichiarati o all’attività economica svolta, con impiego non giustificato di denaro per diverse centinaia di migliaia di euro nel corso degli ultimi anni.