Sfratti, eterna piaga anche a Busto

Sfratti, piaga ormai quotidiana. Un marocchino con tre figli ha rischiato di rimanere in mezzo alla strada dopo aver preso in affitto un appartamento già pignorato: salvato ieri con l’ennesimo rinvio.

– «Ma serve più collaborazione da parte di tutti» lo sfogo dell’assessore ai servizi sociali , che si è visto rifiutare alcune soluzioni e che chiede meno rigidità all’Aler. l’ultimo caso, molto particolare, si è verificato ieri mattina in una casa di corte in via Palestro. , giovane di origine marocchina con moglie a carico e tre bimbi piccoli (due bambine di tre anni e mezzo e di due anni e un maschietto neonato), ha ricevuto l’intimazione di sfratto nonostante avesse regolarmente pagato l’affitto.

Peccato che il proprietario del suo appartamento, un connazionale che abita nello stesso cortile, pur percependo il canone di locazione, non versava da almeno tre anni le rate del mutuo per l’acquisto dell’abitazione. Così da almeno un anno e mezzo la banca gli aveva pignorato l’immobile.
«Non posso finire in mezzo a una strada» esclamava Assafa Mohamed ieri mattina all’arrivo dell’ufficiale giudiziario e dei Carabinieri per l’esecuzione dello sfratto. Era già stato dal sindaco e dall’assessore ai servizi sociali Mario Cislaghi per esporre il suo caso, ma nonostante avesse ricevuto «tre soluzioni possibili», parola dell’assessore, l’uomo chiedeva di accedere ad una casa popolare.

«Faccio lavori saltuari – racconta Assafa – appena trovo un lavoro stabile me ne vado da questa casa». E mentre i bambini sul divano guardavano i cartoni animati sulla tv a schermo piatto nella sala dell’appartamento di via Palestro, il rappresentante dell’istituto di vendite giudiziarie accettava il rinvio dell’esecuzione prospettando al capofamiglia di presentare un’istanza al giudice per poter rimanere all’interno dell’appartamento fino a quando non sarà venduto all’asta. «Il contributo per l’avvio di una nuova locazione gliel’abbiamo messo a disposizione, proponendogli alcune soluzioni dove dovrà pagare un affitto – spiega Mario Cislaghi – una casa popolare non possiamo dargliela».
E così Cislaghi fa notare come a volte certe complicazioni possano vanificare il grande lavoro che fanno gli assistenti sociali: «La disponibilità c’è, bisogna anche accettare quel che viene proposto. D’altra parte anche l’Aler sul fronte degli sfratti deve mostrare meno rigidità».