Sfratto per Grazia. E non solo Tanti varesini rischiano il tetto

Non può ancora dormire sonni tranquilli: la signora di 58 residente in un appartamento Aler a San Fermo e mamma di Stefano, 14 anni, in cura al Del Ponte. La donna vanta una morosità di 8.500 euro nei confronti di Aler che, dopo un primo sollecito di pagamento a luglio, ha reso esecutivo lo sfratto per il prossimo venerdì. I Servizi Sociali di Varese hanno analizzato nuovamente il caso ieri, ma il “verdetto” non arriverà prima di mercoledì.

«Stiamo lavorando sempre più in emergenza – spiegano dagli uffici di Palazzo Estense – Casi analoghi a quelli della signora Bagnoli sono in aumento. Nel 2013 le famiglie con minori a carico e con sfratti esecutivi non si dovevano nemmeno contare: c’erano, ma erano pochi. Oggi, invece, sono incrementate a naso almeno del 20%».

Quando salta il lavoro e gli ammortizzatori sociali non bastano più, a catena, salta tutto il resto: le bollette non pagate fan tagliare i contatori, l’affitto non onorato porta allo sfratto.

Un’emergenza sociale a cui Palazzo Estense fatica a dar risposte. «L’ondata di richieste di aiuto da parte di famiglie a rischio di essere messe alla porta è tale che non si può più pensare che la risposta arrivi solo dai Servizi Sociali del Comune – spiega l’assessore – Serve una risposta coordinata e di rete».

La solidarietà è uno dei tanti cuori pulsanti della nostra città. Non sono, infatti, mancati in questi giorni messaggi di persone che si sono offerte di dare una mano, nel loro piccolo, alla signora Grazia: chi offrendole cibo e vestiario e chi, addirittura proponendole un lavoro (chiunque fosse interessato a contattare la signora può inviare una mail all’indirizzo di posta elettronica [email protected]). Ci sono poi gli angeli silenziosi di via Bernardino Luini che ogni sera servono pasti caldi e parole di conforto a chi, con la testa bassa e lo sguardo schivo, si mette in fila davanti al loro cancello per cibo e beni di prima necessità.

Si tratta di un piccolo esercito di circa 200 persone: nelle fila di questo “plotone” non ci sono differenzi razziali o generazionali.

«Oggi ci sono anche intere famiglie italiane e straniere», spiegano le Suore della Riparazione. Ed è proprio perché non ci sono solo più singoli che si rivolgono al servizio mensa di via Bernardino Luini, ma anche tante famiglie che i volontari da un anno a questa parte hanno iniziato una raccolta di giocattoli, vestiti, scarpe anche per i più piccoli.

Il lavoro delle Suore della Riparazione si associa a quello dei frati della Brunella per il pranzo, mentre si attende che possa entrare in funzione la mensa della Croce rossa.

Ci sono poi iniziative come quella del “Banco di Solidarietà Alimentare -Non solo Pane” e di altre associazioni che collaborano per ridurre l’emergenza dei senzatetto. Ma questo non basta.

«La gente è disperata. Qui vengono a mangiare – continuano da via Bernardino Luini – ma avrebbero bisogno anche di un dormitorio per la notte, altrimenti si trovano a dormire in posti dove il cielo stellato è per loro la compagnia di tutte le notti».

Il dormitorio di via Maspero non basta più è anche quello gestito dagli Angeli Urbani in piazza Trieste ogni stagione invernale registra il tutto esaurito. «Inoltre, quelli non sono luoghi idonei dove far dormire famiglie con bambini. Bisogna trovare una soluzione anche per questa categorie di persone in difficoltà che ha, inevitabilmente, esigenze diverse dal “comune” senza tetto solitario».

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