«Sì, io parlo con gli angeli Aiuterò chi ha bisogno»

«Parlo con gli angeli e voglio che tutti lo sappiano. Perché la mia sensibilità può essere di aiuto agli altri». , una negoziante di Varese che fino a oggi ha convissuto in silenzio con quello che definisce «un dono impegnativo», adesso ha deciso di uscire allo scoperto. Pubblicherà i suoi diari in un libro e riceverà gratuitamente le persone che sentiranno di avere bisogno di lei.

«Da bambina vedevo le ombre entrare in casa ed ero terrorizzata. Mi nascondevo sotto il tavolo e dicevo c’è “el magnan”. Conoscevo quella parola da sempre, anche se si usava nel secolo scorso per indicare colui che lavorava il rame».

Le apparizioni del magnan durarono anni. I familiari se ne preoccuparono. «Oggi so che il dono di parlare con gli angeli mi è stato dato da mio padre, morto quando avevo nove mesi» dice Romina, la cui vita è stata costellata di episodi che hanno confermato i suoi “poteri”.

«Ricordo quel giorno che una zingara mi si avvicinò e mi strattonò il polso per portarmi via. Poi, guardandomi dritto negli occhi, mi lasciò dicendo: “Questa no: è protetta dagli angeli”. Ricordo la sensazione di vergogna, perché mia mamma, corsa subito per proteggermi, aveva sentito quella frase e aveva scoperto il mio segreto».

Romina vede nella figlia , 19 anni, la stessa predisposizione. «Sta imparando a conoscere il suo dono. So che anche per lei sarà difficile, perché il bene è sempre istigato dal male. Anche lei dovrà pregare tanto per difendersi dalle tentazioni».

Romina racconta che, da sempre, quando si arrabbia, inizia a soffiare il vento. Che riesce a sapere dove si trova una persona sentendone il profumo nell’aria.

Che si orienta in posti mai visitati prima seguendo tracce e indizi. Scatta foto in cui compaiono folletti. E tempesta gli amici di telefonate quando avverte che sono tristi o in difficoltà.

«L’episodio più sconcertate è accaduto quando mio figlio Fabio aveva tre anni. Fu ricoverato d’urgenza in pediatria a Busto Arsizio perché sveniva. Una tac con liquido di contrasto riscontrò una macchia nera nel cervello. Io mi sentii morire. E andai subito in bagno dove, tra le lacrime, chiesi al cielo di darmi un segno tangibile della sua presenza – ricostruisce Romina – Ricordo che uscii dal bagno circondata di angeli. Una infermiera mi guardò stranita, chiedendomi se andava tutto bene. Andai nella camera di mio figlio e vidi che sul muro era comparso il volto di Cristo».

«La prima che andò ad accarezzarlo fu mia figlia Linda. Successivamente, fu una processione di persone, cosa che spinse il personale dell’ospedale a coprire la figura con una mano di vernice».

«Del fatto parlarono anche le cronache all’epoca. Ma che avessi ricevuto un miracolo me ne accorsi davvero solo quando mio figlio fu sottoposto a un’altra tac. La macchia era sparita». «Quotidianamente – continua Romina – mi capita di vedere, magari proprio in corso Matteotti, una persona con un angelo dietro alle spalle che tenta di dirgli qualcosa, senza riuscirci. Fino ad oggi non avevo il coraggio di farmi avanti e dire: “Mi scusi, le comunico che dietro di lei c’è un angelo che si chiama X che sta tentando di dirle questo e quello”. Ma da domani forse lo farò».

Magari la cosa vi sembrerà così assurda da non ascoltare. Ma quando sentirete le parole dell’angelo, e troverete in esse proprio la risposta a un dubbio che vi frullava per la testa. E quando la descrizione dell’angelo coinciderà proprio con quella del vostro caro parente estinto. Ecco, allora forse cambierete idea.

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