«Sì, sono il figlio di mia madre» Il Fisco fa le pulci pure al funerale

Richiesta paradossale dall’Agenzia delle Entrate al presidente di Confartigianato: «Ho dovuto giustificare una detrazione da 167 euro... È un’assurdità da denunciare»

– «Io dichiaro che sono figlio di mia madre. Firmato ». È questa la paradossale “autocertificazione” che il presidente nazionale di Confartigianato Imprese ha dovuto presentare agli uffici dell’Agenzia delle Entrate per giustificare una detrazione («irrisoria, da 167 euro») presentata in dichiarazione dei redditi per le spese sostenute insieme ai fratelli per il funerale della mamma.
«Siamo a questi livelli» ammette Merletti, che non ha resistito alla tentazione di rendere pubblico questo episodio, sul suo profilo Twitter.
«Ho portato all’Agenzia delle Entrate un documento dove dichiaro di aver pagato il funerale di mia madre nel 2012, essendo suo figlio» così scrive sul popolare social network il numero uno degli artigiani italiani, per svelare quella che gli è apparsa come «una richiesta assurda» che era appena piovuta in testa a lui e ai suoi due fratelli.

Infatti il “cinguettio” si chiude con un inequivocabile «no comment». In effetti la vicenda è da azzeccagarbugli. «A tutti e tre è arrivata una comunicazione dell’Agenzia delle Entrate, con la richiesta di produrre documentazione per giustificare la detrazione della quota parte delle spese sostenute per il funerale di nostra madre» racconta Giorgio Merletti.
«Io capisco la necessità di fare controlli e accertamenti sulle detrazioni, perché ci sono sempre i furbi che poi se ne approfittano,

ma qui stiamo parlando di una cifra di 500 euro di detrazione da dividere in tre persone».
«Così, per la bellezza di 167 euro di detrazione fiscale, ho dovuto presentare all’Agenzia delle Entrate questo documento in cui, in buona sostanza, non faccio altro che dichiarare di essere figlio di mia madre e di aver pagato il funerale sostenendo le spese dichiarate». Difficile commentare una vicenda così «assurda e paradossale» per chi, da presidente di Confartigianato Imprese, prova a sollecitare quasi quotidianamente il governo nel ridurre finalmente i lacci e lacciuoli della burocrazia e del fisco che soffocano le piccole e medie imprese di questo Paese, quelli che da numero uno degli Artigiani di Varese aveva definito “i tanti spread” nei confronti della Germania.
«Purtroppo siamo a questi livelli, di chiedere una dichiarazione così ridicola per giustificare 167 euro di detrazione – sottolinea Giorgio Merletti – ma se penso che ho appena sentito raccontare la storia di un piccolo artigiano di Bergamo strozzato dal fisco, che ha fatturato 79mila euro in un anno e tra una tassa e l’altra si è ritrovato a dover pagare più di 80mila euro di tasse, comprendiamo come in questo Paese purtroppo non ci sia più da stupirci di nulla».

Ecco che anche da questa piccola “disavventura” quotidiana con l’Agenzia delle Entrate, arriva lo stimolo ad andare avanti nel segnalare le storture da correggere di questo Paese, come il presidente degli Artigiani aveva fatto sul palco di Expo in occasione dell’assemblea nazionale della sua associazione di categoria, non risparmiando di critiche il premier Matteo Renzi, come finora forse nessuno da una posizione analoga aveva mai osato fare.
«Lo rimarco tutti i giorni nei miei tweet – ribadisce Merletti – come quando ricordo che il presidente del consiglio, ai tempi della “svolta buona”, si era impegnato a risalire 50 posizioni nella classifica “Doing Business”, mentre in realtà ne abbiamo risaliti otto, oppure quando promette che la tassazione sull’utile lordo d’impresa, che oggi è al 68,3%, passerà al 24%».