Tagliano tutto a chi muore per noi

L’editoriale della nostra Simona Carnaghi di giovedì 3 dicembre 2015

Cyber intelligence. Due parole con le quali il premier Matteo Renzi ha tentato di rassicurare gli italiani dopo gli attentati di Parigi. Giusto potenziare le misure preventive; il terrorismo è qui e combatterlo è una priorità. Tuttavia a fronte di una potenziata cyber intelligence, abbiamo un comando provinciale dei vigili del fuoco, il nostro, che ha mezzi vecchi di 20 anni che si rompono mentre i pompieri corrono sul luogo di un intervento, che non ha soldi per ripararli,

che non ha uomini sufficienti per poter garantire sicurezza a tutti noi. E quale sia il livello di impegno dei nostri vigili del fuoco è ben rappresentato da un numero: una media di 8mila interventi di emergenza e soccorso alla popolazione affrontati in un anno in 8mila punti diversi della provincia. Sono persone, questi pompieri, alle quali viene chiesto di rischiare la vita per 1.200 euro circa al mese, e che forse visto l’andazzo quegli 8mila luoghi differenti dovranno raggiungerli a piedi. Se gli sarà chiesto probabilmente lo faranno, e lo faranno di corsa facendosi scoppiare il cuore pur di arrivare prima, perchè è gente fatta così. Tuttavia raccogliamo la domanda che uno di loro, un vigile del fuoco, si pone: «In queste condizioni, in caso di attacchi, saremmo pronti?». La domanda è retorica e la risposta dovrebbe far crescere una certa ansia nel cittadino consapevole. Mettiamo il terrorismo da parte per un secondo. È un fenomeno contemporaneo, le pezze là dove non batte il sole per vigili del fuoco e forze di polizia arrivano da così lontano che ormai sono consunte. C’è l’urgenza, mentre difendiamo i nostri confini, di affrontare l’ordinario. E mai vedremo un manipolo di 007 scavare per tutta una notte gelida tra il fango e i detriti di una frana che, caduta a Cerro di Laveno, ha ucciso due persone. C’erano in quel buio liquido quei vigili del fuoco senza mezzi. Hanno scavato praticamente con le mani per aumentare al massimo le possibilità di estrarre vive le due vittime. Non cerchi un corpo sepolto dal fango, potenzialmente vivo, con una ruspa. Lo fai con le mani e con il piccone. La cyber intelligence non spegnerà l’incendio di una canna fumaria che rischia di lasciare una famiglia in mezzo alla strada, e gli uomini dei “servizi” non taglieranno le lamiere di una macchina distrutta da un incidente permettendo ai medici di raggiungere un figlio ferito e di salvargli la vita. Lo faranno, come sempre, i vigili del fuoco. Che negli anni si sono visti tagliare ogni volta qualcosa adattandosi a fare quello che facevano con sempre meno mezzi. La cyber intelligence può salvare migliaia di vite in potenza: i vigili del fuoco già lo fanno. Pensare all’ordinario prima di doversi buttare sullo straordinario non previsto è sinonimo di civiltà. Bene inteso la lotta al terrorismo è e deve rimanere in cima alla lista. Tuttavia, ritornando a quel “saremmo pronti?” citato poche righe fa, vale la pena di ricordare i 343 vigili del fuoco morti nelle torri nell’unico 11 settembre che mente umana ricordi. Vale la pena di ricordare come il sacrificio di quelle vite, di quegli uomini perfettamente equipaggiati, strappò decine di persone dalle mani dei terroristi. E noi “saremmo pronti?”. Forti di una potenziata cyber intelligence, potremmo finalmente decidere di evitare di buttare milioni di euro in bubbolate o di mangiare sugli appalti, mantenendo i costi delle opere corretti. Se quella mano che sottrae senza pudore al suo popolo si ritraesse, certo ci sarebbero anche i soldi per dotare di mezzi e attrezzature adeguate vigili del fuoco, polizia di stato o carabinieri. E allora sì, a quel punto, saremmo pronti.