Una banana anti-razzista Anche l’oratorio è in campo

L’Osvi mangia banane e anche Varese ci si mobilità contro il razzismo.

Mentre non è ancora chiaro se sia un atto spontaneo o calcolato il morso di, esterno del Barça e della nazionale brasiliana, alla banana tiratagli in campo per insultarlo da un tifoso: il gesto è diventato uno spot antirazzista.

Le foto dei mangiatori di banane, colleghi e tifosi, hanno fatto il giro del web, raccogliendo il supporto dei più disparati testimonial: dal premier Renzi e il ct Prandelli da Balotelli a Neymar al Varese 1910 fino ai ragazzi che militano nel Csi, il centro sportivo italiano di Varese.

«La squadra di calcio dell’oratorio San Vittore di Varese – dice , riportando il pensiero dei giocatori – ha voluto prendere parte attivamente alla campagna di solidarietà nei confronti del calciatore, fatto oggetto di comportamenti razzisti».

«È ben noto che Alves, bersagliato da una banana, come a sottolineare la condizione scimmiesca dei giocatori di colore, abbia deciso di reagire mangiando il frutto, così svuotando il gesto della sua carica di odio ed evidenziando la stupidità e la vacuità di ogni forma di razzismo».

Un segno semplice che ha fatto breccia nel cuore di tifosi e non. «Questo atto è divenuto paradigma del rifiuto di pregiudizi basati sulla razza o sul colore della pelle. I giocatori dell’Osvi San Vittore hanno voluto riprendere il gesto dandogli lo stesso connotato ideale: il rifiuto del razzismo, nella convinzione che tutti gli esseri umani siano stati creati uguali e che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, come la vita, la libertà e la ricerca della felicità». Lo sport può e deve svolgere un ruolo fondamentale contro razzismo, intolleranza e pregiudizio.

«Un compito particolare spetta al Csi, associazione d’ispirazione cristiana che promuove i valori dell’attività fisica nel contesto del rispetto della dignità di ogni uomo. A prescindere dai risultati sportivi l’Osvi avrà sempre come obiettivo la crescita umana dei propri atleti ed il disprezzo del razzismo».

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