Usi la ricetta elettronica? Preparati ai grattacapi…

È ancora lunga la strada che ci porterà ad eliminare la carta. Oggi a Varese il sistema zoppica. E per i medici il lavoro raddoppia

– Ecco come dovrebbe essere il presente: per prescrivere un farmaco o una visita specialistica, il medico accende il computer e si collega al server del Sistema sanitario nazionale. Si identifica, immettendo le proprie credenziali, ed effettua la prescrizione online utilizzando un numero, cui poi associa il codice fiscale dell’assistito e il nome del farmaco necessario.
Un altro clic e la ricetta telematica è inviata: al paziente non servirà altro che presentarsi in farmacia con la propria tessera sanitaria e ritirare il medicinale. Il ricettario rosso? Superato, giurassico.
La realtà, però, è un’altra: l’epopea delle ricette elettroniche è ben lontana dall’essere conclusa, almeno in Lombardia. La dematerializzazione, il progetto di eliminare completamente la carta nel mondo sanitario, è nato nel 2010, fissando come data per il raggiungimento del faraonico obbiettivo l’anno 2015.

A che punto siamo? In alcune regioni bene: la capofila Sicilia ha raggiunto una percentuale di prescrizioni online pari all’85%.
Quella della Rosa Camuna, invece, è ferma al palo: ad aprile 2014 la sperimentazione è partita a Bergamo e Lecco, tagliando il misero traguardo del 10% delle ricette totali. Con il nuovo anno anche le altre realtà provinciali hanno dovuto iniziare a confrontarsi con la novità, ma i problemi non mancano.
A cominciare da una stortura che riguarda tutti: la carta è ancora necessaria. E non è più quella rossa ufficiale rilasciata dall’Asl ad ogni erede di Ippocrate, ma un foglio/memorandum bianco da consegnare al paziente in aggiunta all’operazione telematica. La quotidianità di un medico di famiglia di Varese aiuta a capire il meccanismo, partendo dalla descrizione del passato.

«Il grattacapo è di tipo fisico – afferma , dottore con studio in via Puccini – Fino ad oggi il paziente si presentava in farmacia con la ricetta cartacea su cui il farmacista applicava la fustella, ovvero il codice del farmaco erogato gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale. Ricetta e fustella venivano quindi spedite all’Asl per chiedere il rimborso». Con l’avvento della prescrizione elettronica, lo spazio fisico per applicare tale fustella è scomparso nel nulla.
Per ovviare alla mancanza è

stata prevista una fase transitoria in cui appunto si utilizzerà il memorandum. E la dematerializzazione dove è andata a finire?
«Senza dimenticare che il sistema approntato diventa per noi un costo aggiuntivo – spiega Cova – Il ricettario rosso viene passato dall’Asl, i fogli su cui stampare la ricetta ed il toner, invece, li dobbiamo pagare con le nostre tasche».
Inutile scrivere che l’insoddisfazione serpeggia tra i medici di famiglia: «Anche i nostri sindacati si sono lamentati – conclude il medico – Inoltre non è stato previsto nessun corso di formazione per la categoria». In virtù di queste problematiche e in assenza, tuttora, di un obbligo specifico, le ricette elettroniche compilate a Varese non arrivano che a qualche decina.
Lo conferma anche , presidente di Federfarma Varese: «Io ne avrò fatte dieci. Questa fase di transizione è stata prevista per evitare le frodi (far risultare un farmaco come venduto quando in realtà non lo è ndr) e una soluzione per eliminare davvero la carta andrà trovata: per ora, le modalità sono anche a noi ignote».
Le questioni pratiche non si esauriscono qui: «I farmacisti devono stare online per tutto il tempo della transazione – conclude Zocchi – occupando il terminale e creando code di clienti».