Varese incorona Salvini «È lui l’erede di Bossi»

Il popolo leghista incorona Matteo Salvini: «È lui l’erede di ». E rinasce l’entusiasmo: «Stiamo tornando la Lega dei vecchi tempi».

La Pontida della riscossa rilancia la Lega in vista delle elezioni europee: sul “pratone” i fischi di tredici mesi fa sono un vecchio ricordo e torna la «Lega compatta» di , che si fa forte dei sondaggi in crescita e punta a fare il botto alle urne.

Sulla statale 342 ci sono le code dei tempi d’oro e il “pratone” si riempie di bandiere e di entusiasmo, come non si vedeva da anni. «Un mare di gente fantastica» li definisce la consigliera regionale , arrivata in pullman insieme a militanti e amministratori.

Tra i varesini si vedono i volti noti, a partire dal borgomastro della Città Giardino in impeccabile tenuta verde, ma anche tanti militanti storici che, dopo aver raffreddato gli entusiasmi per un movimento che sembrava in declino, proprio quest’anno hanno deciso di tornare a solcare il “sacro suolo”.

Come, già consigliere comunale a Busto Arsizio, che si presenta con la bandiera di San Marco, del Veneto di cui è originario, sulle spalle a mo’ di mantello: «Erano tanti anni che non venivo al raduno di Pontida».

, da Saronno, è uno della vecchia guardia, ma non molla, con la sua bandiera in spalla: «Con il Matteo – afferma sprizzando l’entusiasmo dei tempi d’oro – vedrete che ritorniamo forti, come nel ’92-‘94».

Era la Lega che spazzava via i partiti tradizionali in piena crisi, facendo bottino pieno al Nord. Era la Lega dell’Umberto Bossi che spiazzava l’Italia e che da Pontida dettava la linea.

Nel maggio del 1990 ci fu il primo raduno sul “pratone”, appuntamento poi destinato a ripetersi ogni anno tranne che in pochissime eccezioni (tra cui l’anno della malattia di Bossi e il 2012 degli scandali).

E quest’anno, sempre a maggio, si celebra la “prima Pontida” del nuovo segretario Matteo Salvini. In mezzo ci sono 24 anni e tutta la storia del movimento, ma temi e toni sembrano essere tornati quelli di una volta.

«Forse la Lega può tornare a dettare l’agenda politica e condizionare gli altri partiti come faceva una volta» sottolinea il senatore . «Già sul sì o no all’euro si sta verificando, ora c’è un’apertura di credito verso un respiro nazionale che può riportare la Lega al centro della scena».

Il paragone con la “prima Lega” è presto fatto. Nel 1990 Umberto Bossi lanciava il referendum contro la nuova legge sull’immigrazione promossa dall’allora ministro della giustizia Claudio Martelli (riletta oggi era più severa dell’attuale Bossi-Fini ma prevedeva la regolarizzazione degli extracomunitari), oggi Matteo Salvini attacca il ministro Alfano per l’operazione Mare Nostrum e l’«invasione» degli immigrati clandestini, lanciando il referendum contro i concorsi pubblici aperti agli immigrati e ne ipotizza un altro contro l’abolizione del reato di clandestinità.

Nella prima Pontida Bossi tuonava contro «Roma ladrona, che ruba al nord per dare alla mafia», ieri Salvini raddoppia il “nemico”, aggiungendo Bruxelles, ma invocando anche «la liberazione del sud da assistenzialismo, mafia, camorra e immigrazione».

Nel ’90 il fondatore chiedeva la riforma dello statuto dei lavoratori per togliere potere alla triplice sindacale, ieri l’erede si scagliava contro «i sindacati indegni, primi nemici dei lavoratori», con il dito puntato ancora contro Cgil, Cisl e Uil.

Per , segretario provinciale di Varese (che con Salvini, parola di segretario federale, condivide «la sfiga di chiamarsi Matteo, visto che non si parla d’altro che del megalomane Renzi»), quella data a Pontida «è la scossa di un leader movimentista, presente sul territorio, come il Bossi dei vecchi tempi».

La ricetta è sempre la stessa: «Salvini parla di argomenti sentiti, di temi concreti che angosciano le famiglie. Così tutti i sondaggi ci danno in crescita, ma anche nella base si sente una riscossa».

Ancora Candiani, parlando di una Pontida «briosa come il meteo, solare nei contenuti e sprezzante del pericolo nella sfida lanciata ad Alfano e Renzi», prova a precisare che «questa è una riscossa del leghismo, più che della Lega. Salvini sa infiammare i militanti, che al di là del carisma trovano negli interessi concreti e spiccioli che stanno alla base dei suoi discorsi, le ragioni per la mobilitazione».

Non è più la Lega “varesina” del ’90, quando Bossi comandava affiancato dai fedeli scudieri Speroni e Leoni, ma è una Lega che convince. Anche quando Salvini ammette che «è grazie a Bossi e Maroni che siamo qui». Ad un anno dalla Pontida delle divisioni, il cerchio si sta chiudendo.

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