«Varese mi ha rubato il cuore Proprio come fece mia moglie»

Pietro Anastasi, ormai da cinquant’anni in città, “legge” insieme a noi il presente e il futuro: «Un ex compagno di squadra sindaco? Perché no. Sogno un’amministrazione che aiuti gli italiani»

I tempi dei quotidiani si piegano davanti alle notizie e inseguono la rapidità. Spesso bisogna portarsi avanti con il lavoro ed era capitato la sera della finale dei playoff per la Serie A, quando il Varese ospitava al Franco Ossola la Sampdoria in una gara attesa da quasi quarant’anni. È logico che in queste grandi occasioni ognuno si prepari al meglio: i magazzinieri hanno già stampato le magliette celebrative che però, per scaramanzia, è come se neppure esistessero,

e anche i tifosi hanno in mente le coreografie in caso di festa. I giornali fanno lo stesso e infatti, incrociando le dita, avevamo già rivolto tre domande a Pietro Anastasi per salutare uno storico ritorno A. La breve intervista, rimasta purtroppo chiusa nel cassetto, sarebbe dovuta uscire nel 2012 e per la precisione sul numero del 10 giugno, data cara ad Anastasi perché proprio in quel giorno del 1968 l’attaccante aveva segnato il gol del 2-0 rifilato dall’Italia alla Jugoslavia nella finale dell’Europeo. Oggi abbiamo incontrato di nuovo il campione azzurro ma, questa volta, lo abbiamo interpellato su Varese, città dove è arrivato nel 1966, quasi cinquant’anni fa.

Per amore.

Vedete, io a Varese ho trovato l’amore della mia vita che è mia moglie con cui proprio quest’anno ho festeggiato il quarantacinquesimo di matrimonio. Lei è varesina e mi ha seguito a Torino e Milano, metropoli troppo caotiche per i nostri gusti. Varese è tranquilla e la sua dimensione raccolta è molto più umana. Ci troviamo benissimo in questa città a misura d’uomo.

Arrivavo da Catania e mi si apriva un mondo tutto diverso. Il modo di vivere era differente e c’era maggiore libertà rispetto alla Sicilia. Le ragazze erano più emancipate.

Mi ha colpito immediatamente e ho chiesto a una amica comune di presentarmela. È nato così l’amore.

La viabilità è rimasta indietro e sembra davvero di essere ancora negli anni Sessanta. Noi che conosciamo le strade della città ormai siamo abituati e sappiamo come muoverci ma mettetevi nei panni di chi arriva da fuori: se sbaglia strada deve girare mezz’ora per ritrovare quella giusta.

Direi che in generale noi italiani siamo solidali: quando uno ha bisogno tentiamo sempre di andargli incontro. Certo il periodo attuale non è dei più semplici e la gente è esasperata da tutte le tasse che si devono pagare.

Dare la precedenza agli italiani e ai varesini. È giusto aiutare anche gli stranieri ma prima vengono i nostri cittadini che spesso fanno tanta fatica ad arrivare a fine del mese e non trovano una casa in affitto.

Certo, di Daniele Marantelli. Abbiamo giocato insieme tante partite di beneficenza. Se il sindaco sarà lui, avremo una persona per bene.

Un bravo centrocampista. Fa la sua bella figura nelle partite di beneficenza.

Con dispiacere. Ma la società è stata rifondata. Fa male vedere il Varese in Eccellenza. Deve rialzarsi presto. E sono convinto che ce la farà. Appena riuscirò, verrò al Franco Ossola per non far mancare la mia spinta.