«Varesini, aiutateci a proteggervi Il porto d’armi? Basta il telefono»

Bilancio di un anno per il colonnello Alessandro De Angelis, comandante provinciale dei carabinieri. I furti? «Rafforzati i controlli ma è decisiva la collaborazione». I casi più complessi? «Tutti risolti»

I rapinatori con il machete? «Per Varese un caso, non un’emergenza», anche se «il fenomeno dei latinos, come vengono chiamate queste bande, non deve essere sottovalutato».
Il colonnello Alessandro De Angelis, comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, affronta tutti i temi relativi alla sicurezza sul nostro territorio, al termine di un anno straordinario per i nostro militari: «Il 100% dei reati complessi commessi sul nostro territorio sono stati da noi risolti».
Un risultato eccezionale sottolineato dalla visita della settimana scorsa del comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette.
De Angelis parla del fenomeno furti in abitazione che «comprensibilmente spaventa i varesini» e dei servizi di prevenzione «messi in atto con successo in più parti del territorio».
E torna a rivolgersi a tutti i cittadini del nostro territorio: «Segnalateci ogni cosa. Contattateci anche solo per segnalare una presenza sospetta. La collaborazione dei cittadini è fondamentale per il nostro lavoro».

Il fenomeno delle bande di latinos, le cosiddette Marras, arrivò in Italia dieci anni fa partendo da Genova. Quanto accaduto a Varese è un caso, non un fenomeno. Certamente non dobbiamo abbassare la guardia. La comunità sudamericana a Varese è molto presente e svolge anche lavori di utilità sociale, penso ad esempio ai servizi come badante che impegnano moltissime rappresentanti di questa realtà. Accanto a questo c’è chi non si integra. Vive ai margini di questa comunità. È quella particolare sacca sociale che noi stiamo monitorando.

Diciamo che questi gruppi si ritrovano nel settore cittadino compreso tra le stazioni e il termine di via Morosini. Gravitano vicini al centro, ma non frequentano il centro storico vero e proprio.

Premetto che l’emergenza è stata risolta in tempi rapidissimi grazie a un’operazione congiunta tra carabinieri e polizia di Stato. I tre protagonisti delle aggressioni sono stati rintracciati e arrestati in tempi brevissimi. Sul machete sottolineo un aspetto culturale: per un sudamericano quello è uno strumento di lavoro. Viene utilizzato ad esempio nelle piantagioni di canna da zucchero. È per loro usuale girare armati in quel modo, come per noi avere a disposizione un taglierino. Detto questo, è indubbio che l’accaduto ha spaventato e che vedersi puntare contro un’arma simile è spaventoso.

Lavorare su due fronti. Quello della repressione, come in quest’unico caso, con l’arresto di tutti e tre i protagonisti del fatto. E con la prevenzione. Per questo siamo molto presenti nelle scuole. Monitoriamo tutti quei soggetti che non vogliono integrarsi, che hanno comportamenti ai margini o si atteggiano a bulli. Interveniamo lì per controllare l’integrazione ma soprattutto per far capire a questi possibili “soggetti a rischio” che qui ci sono delle regole che devono essere rispettate. Stiamo ottenendo dei buoni risultati.

Abbiamo ottenuto ottimi risultati recentemente con numerosi arresti e altrettanti furti sventati. Qui mi rivolgo ai cittadini. Ovviamente concentriamo un maggior numero di risorse in quei territori dove registriamo un acutizzarsi di questo fenomeno. Dobbiamo fare una scelta. Chiediamo ai cittadini di quelle aree che vengono monitorate in modo ordinario di collaborare. Una collaborazione spesso assente. Non certo perché il varesino abbia un atteggiamento omertoso, ma perché i cittadini hanno spesso timore di disturbare. Non c’è disturbo ma collaborazione nel segnalare la presenza di un’auto sospetta, il passaggio di estranei che magari controllano se un’abitazione è vuota. Per noi avere questi elementi in tempo reale è fondamentale. La banda del machete è stata fermata subito proprio perché abbiamo ricevuto segnalazioni immediate. Molto più difficile sarebbe stato identificare queste persone se la denuncia dei fatti fosse arrivata la mattina dopo.

No. Al cittadino mancano sia l’esperienza che la formazione necessarie per utilizzare correttamente un’arma per autodifesa. Sulla base della mia professionalità e dei numerosi anni di servizio, io sconsiglio sempre alla vittima di tentare una reazione, di qualunque tipo. Comportarsi diversamente è estremamente pericoloso.

Dall’omicidio avvenuto a Saronno nella scorsa estate al recente duplice omicidio di Venegono Inferiore risolto in sole 40 ore con il responsabile assicurato alla giustizia. È stata eliminata una pericolosa banda specializzata in furti e rapine ai distributori non soltanto nella nostra provincia, ma in tutta la Lombardia. A Busto Arsizio abbiamo scoperto ed eliminato un fenomeno mai accertato prima sul territorio nazionale, ovvero quello dei matrimoni imposti a donne italiane per permettere a cittadini stranieri, ricercati nei loro Paesi d’origine, di acquisire la cittadinanza italiana. Un fenomeno molto pericoloso soprattutto in questo particolare momento. L’operazione non è terminata stiamo monitorando tutti i matrimoni celebrati sul nostro territorio per controllarne la regolarità.