Tutti pazzi per il vino arancione che si abbina a sushi e sashimi

Cresce in Italia l’attenzione per il quarto colore del vino, la Puglia la prima a produrlo

Bianchi, rossi, rosati, e sempre più spesso Orange Wines. Cresce anche in Italia l’attenzione per il quarto colore del vino, un nettare arancione spento prodotto da uve bianche attraverso la macerazione prolungata. Il mosto in fermentazione rimane a lungo in contatto con le bucce dei chicchi d’uva, traendo da esse i tannini e il colore arancione con tendenze all’ambra. Il risultato è un vino grezzo, non filtrato, capace di esprimere sentori interessanti che raccontano un lavoro ecosostenibile in vigna,

senza alcun uso di pesticidi, e poi nei lieviti in cantina.
Nel gusto tuttavia si allontana da certi canoni di freschezza (intesa come sapore dell’acidità), l’orange ha però una sapidità tropicale o terrosamente salina (come sale di mare). L’orange non è un vino facile o scatena grandi passioni o momenti di discussione. Di certo è un nuovo indirizzo di beva. Per i produttori, al momento, l’Italia è l’ultimo mercato, mentre il primo è il Giappone perché questo gusto aspro e soprattutto il retrogusto toglie untuosità al pesce crudo, e risulta quindi un abbinamento ideale per sushi e sashimi. Idem per la cucina brasiliana. La Francia non produce Orange Wines ma tutti i grandi chef stanno abbracciando questa produzione introducendola nelle carte dei vini a prezzi superano di gran lunga quelli dei bianchi. Fioccano poi gli ordini dagli Usa e dalla Germania. In Puglia Cantine Imperatore, la prima azienda vinicola a spumantizzare un autoctono come il minutolo, ha chiamato il suo orange proprio “IV Colore”.