Al Manzoni arriva Mogol «Ricordando Piero Chiara»

Il grande autore questa sera (21) sarà accompagnato da Pellicini. Suoneranno le suE canzoni con il pianoforte di Giuseppe Barbera

– “Le perle di Mogol”: con l’evento concerto per festeggiare i 50 anni di carriera del più noto autore di testi della musica leggera italiana si apre il Festival del teatro e della comicità.
Questa sera, alle 21 al Manzoni di Busto Arsizio, con ingresso libero: sarà Sul palco accompagnato da Francesco Pellicini, attore e scrittore luinese da anni amico e collaboratore di Mogol nonché direttore artistico del Festival e dal pianista Giuseppe Barbera, arrangiatore delle canzoni di molti celebri artisti italiani, che eseguirà dal vivo una selezione di brani indimenticabili.

«Barbera è uno dei più grandi pianisti d’Europa e del mondo – spiega Mogol -. Un grandissimo giovane di straordinario valore che riscuote successi».
Il pubblico varesotto potrà ascoltarlo mentre «esegue le mie canzoni che diventano quasi pezzi di musica classica. Ad intervallarle ci sarà la conversazione con Francesco sulla mia vita e le canzoni che ho scritto».
Mogol torna a lavorare con Pellicini, come per lo spettacolo sullo scrittore Piero Chiara.
«Di Chiara sono un forte estimatore.

Avrebbe meritato il Nobel per la Letteratura. Era una spanna sopra a tutti. La sua forza è che è uno straordinario poeta espresso in prosa. Se li valutiamo oggi di poeti veri e propri non ce ne sono: o sono prosatori come Chiara o scrivono canzoni».
Quella di questa sera è un’irripetibile occasione per sondare e scoprire: genesi, storie e aneddoti sugli innumerevoli testi sgorgati dalla sua penna da “Nessun Dolore” a “29 settembre”, da “Vita” ad “Anche per te”.
«Nel tempo mi sono accorto che molte canzoni sono state amate, ma non sempre comprese fino in fondo. Mentre quando le racconto trovo persone interessatissime a capirne il senso che aveva per me, la logica che ha condotto alla stesura. È uno spettacolo interessante che di solito piace molto e poi sono propenso a lasciar parlare il pubblico, a scoprirne le curiosità e le preferenze».
Quella di Mogol è stata una Carriera costellata di celebri collaborazioni, dallo storico sodalizio con Battisti a Celentano, da Gianni Bella a Mango e tanti altri ancora, ma non è stata l’affinità con gli artisti a farle nascere.

«L’affinità è sempre con la musica. Tutto nasce quando sento le note, se mi piacciono e se mi evocano sensazioni che spesso sono autobiografiche».
Il lessico “mogoliano” in questo mezzo secolo è entrato nell’immaginario della lingua italiana “dall’anelito d’amore” alla “giornata uggiosa”. Ed ora è pronto anche per i neologismi. «Uggiosa adesso è un termine comune, l’ho sentito dire anche mentre facevo benzina. E questo dimostra la potenza della canzone. Nella mia famiglia, milanese di cultura media, si è sempre usato. All’epoca però gli editori volevano un altro termine: triste o grigia. Io ho detto “no” e questo ha restituito uso di questa parola. La potenza della cultura popolare». Da autore ha utilizzato moltissime parole e, se non le trova, le inventa. «L’ho fatto nell’ultima opera che esordirà a ottobre – “La Capinera”, melodramma in due atti scritto e composto da Gianni Bella e Mogol, su libretto di Giuseppe Fulcheri -. Nelle liriche che ho scritto, ho usato il termine “ruscellare”. È una parola insostituibile, che mi serviva a dare un’immagine immediata “Sento l’amore che ruscella nell’anima”».