Ci parla Antonella Ruggiero «Nella mia musica tante storie»

Antonella Ruggiero è pronta a incantare Varese. Domani sera la cantante genovese sarà sul palco di Microcosmi a Comerio, happening culturale che si apre oggi e per tre giorni trasforma il paese affacciato sul lago in un crogiolo che ospita arte, cultura e scienza. È impossibile ingabbiare Antonella Ruggiero in un genere o in una definizione, perché dopo i fasti dell’epoca dei Matia Bazar ha fatto di sperimentazione – dal pop alla lirica passando per jazz, musica sacra ed etnica – e ricerca il marchio della sua produzione, insieme alla voce dall’inconfondibile timbro ed estensione.

Un recital, un piccolo viaggio all’interno delle musiche che, negli ultimi dieci anni, propongo al pubblico. Si alternano pezzi della mia storia artistica personale e brani antichi d’epoche lontane e diverse. Con me, per proporre una scaletta vasta e variegata, ci sarà Mark Harris.

Conosco questa manifestazione molto seguita. Conosco bene Varese, abito non lontano e sempre in Lombardia. Conosco quindi il territorio e mi fa piacere soprattutto partecipare a questa rassegna piena di eventi interessanti e vari: non solo di musica, ma di ragionamenti, parole e immagini.

Spostandosi dal mondo della musica commerciale, ci si ritrova in un territorio tutto da scoprire, pressoché infinito. La strada può essere lunghissima, tanto da non riuscire a realizzare quanto lungo sia il cammino. Le musiche del mondo sono legate ad altrettante storie umane, a testi di vari momenti storici, di persone conosciute e di sconosciuti che scrivono senza sapere l’opera che lasciano. Questo è il fascino della ricerca.

Fa in modo che io sia sempre, costantemente e positivamente stupita di quello che la musica può dare. Basta cercare e si trovano cose meravigliose da ascoltare, suonare e cantare.

Trovo assurdo adagiarsi sugli allori perché la gente vuole sentire quello a cui è abituata: il mio carattere non me lo consente. La ripetitività fa diventare questo meraviglioso lavoro qualcosa di ovvio e senz’anima, privo dello stimolo a dare di più a sé e agli altri. Sono convinta che, sempre tenendo presenti i gusti di ognuno, se si offre qualcosa di bello e diverso, il pubblico possa esserne affascinato.

Un’unica volta, con la Medea di Adriano Guarnieri. È un’opera di musica contemporanea apparentemente fredda e cerebrale. Con il coro e l’orchestra della Fenice ci siamo trovati di fronte a un lavoro che sembrava insuperabile. Nel confronto con l’autore e nell’ascolto delle arie scritte per me, però, ho scoperto la bellezza e il calore e mi ci sono trovata come in una canzone. Ho percepito qualcosa che poteva essermi vicino per sensazioni e anima. Una prova difficile e piacevole da superare.

Se accetto, vuol dire che li sento. Ho detto anche dei no quando non mi sono trovata in sintonia. Posso lavorare solo se scatta una scintilla, che mi permetta di riconoscermi e di trovare qualcosa che mi appartiene come gusto e storia.

Tanti progetti. Tante cose belle. In particolare amerò fare – anche se il meraviglioso progetto è ancora da concretizzare – un concerto di musica sacra nella cattedrale di Cremona, accompagnata dalla corale, da un quartetto d’archi e dalla splendida musica dell’organo della cattedrale. Tanti di questi strumenti, purtroppo, non vengono utilizzati. Potrà diventare parte del mio lavoro futuro. Una volta iniziato, probabilmente ci saranno altro luoghi sacri in cui ascoltare organo e voce.

Molto bene. È nato dopo dieci anni di “sospensione” per quanto riguardava gli inediti. Ho raccolto idee e melodie, mano a mano che nascevano.

È una bella raccolta di brani: di alcuni ho scritto i testi insieme a scrittori che stimo molto, da Marco Travaglio a Erri De Luca. Le melodie e gli arrangiamenti sono particolari. Per me è un ottimo lavoro.

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