Quando la musica suona al femminile Un concerto per l’altra metà del cielo

La musica non solo nelle mani di Dio, ma anche in quelle della donna: fosse moglie, amante, monaca o santa. “A chantar” (un viaggio nell’arte al femminile tra Medioevo e Rinascimento) è il titolo del concerto che l’Atmosphaera Ensemble (note e voce con accompagnamento di ribeca, viella, ciola, viola da gamba, spinetta) terrà domenica, alle 17, al Monastero di Santa Maria Assunta (ingresso libero).

Una ventina di brani tra ardore e riscatto, divieti ed esclusioni: perché donna che suona e canta riceve disprezzo e non ammirazione. Eppure, il programma di domenica (organizza “La Rinascita” Cooperativa Sociale onlus) sta alla musica come una corona di alloro sulla testa di un poeta.

Perché di questo si tratta: Calpurnia, moglie di Plinio il Giovane nata a Como nell’86 a.D., è una delle prime donne “italiane” di cui si hanno notizie. Maurizio Mingardi, voce dell’Atmosphaera Ensemble, lo dice chiaramente nelle sue dettagliatissime note alla serata: «Plinio la elogia per cantare i suoi versi modulandoli sulla cetra con musiche da lei create».

Ma non tutto fu rose e fiori: nel Medioevo questo serpeggiare di compositrici porta al pericolo di “contenuti indecenti”. E se dal mondo bizantino arriva Kassia badessa di Costantinopoli, con un inno che preferisce i discepoli di Cristo agli antichi Greci pagani, dall’Assia-Renana si intonano le antifone (come lo è “O virtus sapientiae”) e i responsori di Hildegard von Bingen, Santa Ildegarda. Dalla musica religiosa a quella profana il salto non è indolore ma ugualmente efficace con le Trobairitz,

poetesse che si muovono nello stesso campo dei Trovatori. Beatriz Comtessa de Dia, vissuta tra Provenza e Lombardia, scrive “A chantar” (alcuni fra i versi più belli della lingua provenzale per una donna ferita nell’amore) mentre tra Trecento e Quattrocento nasce il lamento “Dueil angoisseus” di Christine de Pizan musicato da Gilles Binchois, compositore fiammingo del XV secolo. Da qui in poi il concerto sarà un crescendo di “pastorelle”, frottole, intavolature, madrigali e canzoni che nell’Italia del Quattrocento trovano libero sfogo anche nell’educazione delle giovani nobili o dell’alta borghesia.

E così ecco la “marchesana” dedicata da Domenico da Piacenza a Margherita Gonzaga, “O Death Rock Me Asleep” composta da Anna Bolena (seconda moglie di Enrico VIII) e “Occhi vissi di voi” di Claudia Sessa, la Monaca dell’Annunciata. Perché se da un lato si piange in attesa della morte, dall’altro si palpita nell’atto amoroso così ben simulato da Maddalena Casulana in “Morir non può il mio cuore”: i colleghi maschi non avrebbero potuto fare di meglio. Rossori a parte, é questo un concerto di intense raffinatezze dove l’Atmosphaera Ensemble si muove tra l’attenzione del musicologo e la passione del pioniere.

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