«Utilizzo la magia per fare ridere. Ma la amo davvero»

Tra risate ed illusioni Raul Cremona torna ad incantare Varese

Domani sera alle 21, l’attore, cabarettista e prestigiatore sarà sul palco del teatro Ucc di piazza repubblica per raccontarsi «a 360 gradi: dagli inizi dall’amore per l’illusionismo ai personaggi più amati grazie alla televisione, da “Zelig” a “Mai dire gol”», spiega Cremona che da affabulatore e uomo di teatro mette in mostra le sue radici, ma anche canzoni originali, sketch, giochi, magie e incanti che l’hanno portato due volte ai campionati mondiali.

Il presidente del club arte magica di Milano, che porta gli allievi a cimentarsi nel programma per Rai Gulp, Gulp Magic, proporrà ai varesini i suoi “Prestigi” e le gag nate in tanti anni di gavetta nel cabaret milanesi.

L’idea che ci si possa mettere in un angolino con propri oggetti e creare un’illusione. Oltre alla psicologia, alla voce e all’educazione alla manualità mi piace l’aspetto ludico del costruire, del toccare con le mani, in un’epoca un cui tutto è digitale. La magia ti riporta indietro tra cose umane e naturali, legno e carta, cose antiche che ci riportano all’infanzia e alle letture.

Il mio modo di fare magia è diverso, mi esibisco parodiando il mago, come ho fatto con Silvan, ma lo amo profondamente.

In buona parte sono gli americani, una sorta di congiunzione tra vecchio e nuovo mondo, tra l’800 e oggi. Adesso sono in voga personaggi come Dynamo, David Copperfield o Derren Brown.

Gli anni di “Mai dire gol” sono stati i più interessanti, soprattutto lo è stato scoprire che, col personaggio del Mago Oronzo, il pubblico usava le mie battute e i miei tormentoni. Devo molto al personaggio e al momento in cui è nato. I personaggi in fondo sono come dei figli vanno curati e vestiti, poi ci sono periodi in cui ne curi uno più di un altro.

Sono contento perché è una grande opportunità. È una delle tante diversioni della mia carriera. Ho provato di tutto, facendo l’attore per un certo periodo, ma anche presentare mi è molto congeniale. Presentare in prima serata è un impegno importante e una gratificazione, un riconoscimento alla mia storia anche all’interno di di storia di Zelig. Alla fine non è popolarità che ci rende felici, ma il pensiero d’aver trasformato una passione nel mestiere della mia vita.

Mi piace moltissimo la foto con Janacci. Per noi milanesi è importante ha raccontato una città che non c’è più, con ironia e melanconia. Era capace di emozionare come nessun altro. “Tu sei bravo – mi diceva – perchè sembra che non sei capace e alla fine il gioco riesce”. E poi sono affezionato a quella con Rik e Gian perchè ho iniziato sotto loro ala.

Il portiere, avevo talento. Lo consideravo il ruolo più teatrale insieme a quello dell’ala sinistra, come il mio idolo Gigi Riva. Il portiere ha tutto nelle sue mani. Le mano sono rimaste un grande comune denominatore.

I comici naturali di pancia come Giovanni di Aldo, Giovanni e Giacomo, quando siamo insieme continuiamo a menarci e a farci ridere. Mi piace la sfrontatezza lecita, non volgare e voluta dal pubblico, quando il comico mostra il proprio lato infantile senza remore o schermi.