Crisi (quasi) finita. Ma non per tutti

Il lavoro in provincia - Il professor Massimiliano Serati, docente Liuc, tira le somme di un 2015 in chiaroscuro

I dati contrastanti sulla situazione del mercato del lavoro in provincia di Varese (più contratti, occupazione femminile in calo) emersi dall’indagine condotta dalla Camera di Commercio su base Istat, non stupiscono, professore associato di politica economica della Scuola di Economia e Management della Liuc.

Si tratta di dati che consigliano prudenza, perché frutto di contraddizioni tipiche di questa fase di transizione, da un momento negativo dell’economia a uno positivo; non sono stupito, perché si tratta direi di un classico, anche se interpretare i dati non è mai facile.

In questa fase sono le categorie più fragili a soffrire, a causa sia di un’inefficienza del mercato del lavoro, sia per la tipologia di attività lavorativa svolta, ovvero chi ha avviato un’attività autonoma provvisoria o chi, come dipendente, ha occupato posizioni precarie. Il termine della fase più acuta della crisi economica e la ripresa di fiducia da parte delle imprese ha portato a un reclutamento del personale tradizionale che premia le persone di esperienza e i maschi, a scapito quindi dei giovani e delle donne.

Sicuramente la situazione non è bella per giovani e donne, ma il segnale in prospettiva è positivo per l’economia; piuttosto è un altro dato a preoccupare, ovvero quello dell’aumento dei cosiddetti inattivi, quelle persone scoraggiate che non cercano più lavoro; un elemento difficile da interpretare ma preoccupante.

Il dato delle assunzioni è positivo ed è verosimile che sia legato agli incentivi del Jobs Act, grazie ai quali sono stati aperti degli spazi seppure temporanei; manca il numero delle cessazioni dei rapporti di lavoro per poter compiere un’analisi più corretta.

Non mi preoccuperei, perché gli incentivi hanno un senso in un momento di emergenza, che sta finendo come dimostrano i segnali della fiducia espressa dagli imprenditori o il fatto che due terzi della cassa integrazione autorizzata non vengano utilizzati o anche il ritorno al reclutamento tradizionale.

Senza aspettarci miracoli, il 2016 sarà migliore del 2015; poi ci sono fattori locali da tenere in considerazione che non possono essere prevedibili. Il fatto che il nostro territorio sia a trazione manifatturiera, un settore che subisce molto la crisi ma che recupera più velocemente, può incidere parecchio, soprattutto nel sud della provincia».