Lo stipendio lo ritiro in tabaccheria

Mondo voucher - Dal 2012 può essere utilizzato per qualsiasi tipo di attività. La Lombardia è al top in Italia

Elena ha una laurea triennale in filosofia, si occupa di un piccolo progetto nell’ambito sociale mentre Roberto è giardiniere e, di tanto in tanto, fa manutenzione del verde: due professionalità molto diverse che hanno in comune lo stesso inquadramento lavorativo.A fine lavoro invece di una busta paga ricevono i voucher Inps da tradurre in moneta corrente presentandosi in tabaccheria. Tecnicamente, nell’era del lavoro fluido, ibrido e veloce, va tutto bene se si resta nel rispetto dei paletti fissata della legge, ovvero dal Jobs Act che ha completamente riformato il cosiddetto lavoro accessorio, già esistente dal 2008, spingendo verso un maggiore utilizzo. Eppure, tirate le somme, è l’Inps stesso ad essere corso ai ripari rivedendo le procedure online con il chiaro obiettivo di evitare fenomeni di elusione della norma.

La fotografia scattata di recente dall’Inps stesso dice che la Lombardia è maglia rosa per numero di voucher venduti con una cifra pari a 20.939.603 e con una variazione percentuale pari al 76,8% tra il 2014 e il 2015. Un balzo in avanti che, a livello percentuale, è superiore a quello registrato a livello nazionale dove la crescita è stata di 66,1 punti percentuali. I settori dove il ricorso a questa forma di pagamento è

maggiore? La tipologia di attività per la quale è stato complessivamente acquistato il maggior numero di voucher è il commercio (17,5%). Segue la voce “altre attività” che, con il 34,1% include tipologie assai diverse tra loro che vanno da un generico “altri settori produttivi” alle “attività specifiche d’impresa”, fino a “maneggi e scuderie”.È insomma un po’ il caso di Elena e Roberto dal momento che il lavoro accessorio, all’origine destinato ad ambiti di impiego circoscritti (fu introdotto nel 2008 per gli stagionali in agricoltura e nel turismo) negli anni li ha visti progressivamente ampliati, fino alla riforma del 2012, che permette di fatto l’utilizzo di lavoro accessorio per qualsiasi tipologia di attività.

E proprio qui si insinuano le criticità riscontrate rispetto a uno strumento che ha, come sua naturale vocazione, quella di far emergere il lavoro nero. Di fatto i voucher permettono, in un modo veloce e flessibile, di mettersi a posto con tutti per l’esecuzione di piccoli lavoretti: con un importo nominale di dieci euro a singolo voucher di fatti si assolve alla contribuzione a favore della Gestione separata Inps (1,30 euro), a quella in favore dell’Inail (0,70 euro) e a una quota per la gestione del servizio (0,50 euro). In questo modo il compenso netto per il lavoratore è di 7,50 euro. Tutto a posto dunque? Sì, ma la legge ha anche fissato alcuni paletti, a livello di compensi percepiti, per evitare abusi e un utilizzo improprio di questa forma di pagamento, che deve riguardare prestazioni di lavoro accessorie, ossia occasionali . Nel mirino dell’Inps ci sono ora partite Iva, imprese e professionisti. Con l’aggiornamento della procedura online l’istituto intende effettuare un più puntuale controllo dei limiti economici fissati in 2.693,33 euro lordi di buoni lavoro annui che il committente può impegnare per retribuire, appunto, una prestazione lavorativa “spot” e non certo un collaboratore fisso.