Mondo start-up: pigi un bottone e fai un affare

L’altro lavoro - Addio posto fisso, oggi a premiare sono coraggio e innovazione. Parola di Solver Digital

Quattro amici, ognuno con le proprie competenze; una o più idee; un pizzico di coraggio; fantasia quanto basta; volontà e impegno in abbondanza: la ricetta del successo non è poi così complicata. O almeno così fanno pensare i ragazzi di Solver Digital – , 27 anni; , 23; , 21; , 20 – mentre raccontano la storia della loro start-up, nata meno di un anno fa ma già capace di aprirsi numerose porte. La sede dell’azienda

è nel quartiere varesino di Giubiano, dove una volta c’era la Solver, l’azienda di solventi e vernici del nonno di Andrea. Un luogo perfetto ed evocativo, perché «solver significa risolvere problemi e noi lo facciamo con progetti digitali». Il progetto che sta facendo da apripista si chiama IntoFeedback, un dispositivo touch dove un bottone rosso invita i clienti a lasciare i propri giudizi al commerciante, che li avrà poi a disposizione su tablet, pc o smartphone e li potrà sfruttare per migliorare la sua offerta. Insieme a IntoFeedback, ci sono già IntoCam e IntoContact e tante altre idee arriveranno o attendono solo di essere realizzate. Idee che raccontano lo spirito con cui questi ragazzi affrontano la sfida di fare impresa, sicuri che «In Italia l’opportunità di crescere esiste. Anche se tutti dicono il contrario».

Durante la specialistica in management all’Usi ho fatto l’exchange negli Usa. Volevo rimanere oltre i 6 mesi previsti ma per farlo mi serviva un visto di lavoro, che ho trovato grazie a un contratto di stage con un’azienda di Pittsburgh che commercializza soluzioni touch-screen per il business. Pensai che realizzare dei software per questi monitor potesse avere potenziale: con questa idea in testa ho sviluppato come tesi il progetto “City-Key”, un info-point pubblico e interattivo per i turisti di Lugano. Avrei voluto realizzarlo, ma lavorare col settore pubblico è complicato.

Ho deciso di provare coi centri commerciali. E mi mancava la cosa più importante: le competenze di altri. Per fare grandi cose bisogna unirsi. Sapevo ascoltare i clienti, avevo idee, ma non le capacità per metterle in pratica.

L’idea di Andrea mi piaceva. Avevo le basi di programmazione, ma non l’avevo mai fatto. La nostra prima creazione è stata Pairz: un social network dove un utente indeciso può proporre un contest per ricevere voti da altri e così scegliere. Stessa idea dell’infopoint, aiutare a scegliere: abbiamo preparato un software per i centri commerciali (Corti, Fox Town, Ser Fontana) dove fermavamo persone per fare domande.

In 6 ore furono registrate 35 interviste, poche. Abbiamo deciso di permettere alle persone di autointervistarsi: leggi e rispondi. Ci siamo messi in piazza centrale, intercettavamo le persone, mostravamo il tablet e le lasciavamo rispondere, senza dire una parola: abbiamo raccolto tanti dati. A quel punto mancava solo la parte back-end, per poter trasformare quei dati in report da dare ai centri commerciali. Per questo si uniscono a noi Marco e Riccardo.

Era marzo 2015, facevo già il programmatore back-end. L’idea mi piaceva e a loro mancava la parte di elaborazione dei dati raccolti. Abbiamo proposto l’installazione di un prototipo di infopoint alle Corti, un monitor da 32 pollici. Il 22 luglio 2015 abbiamo fondato la Solver Digital srls, il 21 agosto abbiamo installato Intoway, al -2 delle Corti, lasciandolo fino al 2 dicembre. Era una mappa che permetteva di localizzare i negozi. Alla fine chiedeva una valutazione in Stelle del centro commerciale. Col passare del tempo abbiamo capito che interessavano più i dati, così abbiamo ribaltato il software, chiedendo subito la valutazione. In 4 mesi abbiamo registrato 11262 sessioni.

Per far funzionare lo schermo abbiamo costruito un computer che facesse girare il sistema operativo Android su uno schermo da 32 pollici: non credo fosse mai stato fatto prima…

Era evidente che la raccolta di giudizi interessasse: serviva solo capire chi potesse essere il nostro cliente. L’abbiamo capito di lì a poco, quasi per caso. Per arrotondare, abbiamo preparato per lo studio dentistico della dottoressa Laura Vedani un sito internet, logo e brochure: cose che non pensavamo di fare, ma in quel momento ci facevano comodo. Insieme al sito le abbiamo installato il nostro primo sistema di raccolta feedback: un monitor e un software collegati con una parte web dove vengono registrati e possono essere consultati i dati. La dottoressa ne ha parlato con i colleghi e tre di loro hanno subito voluto avere il nostro dispositivo nei loro studi.

Pensiamo di sì e ora ci concentriamo in questa direzione. A maggio andremo all’Expo Dental Meeting a Rimini per presentare IntoFeedback in fiera. Nel frattempo abbiamo calibrato il dispositivo anche per essere utile al mondo della ristorazione: anche lì stiamo iniziando a prendere contatti importanti. Piace, perché è semplice, utile, “chiavi in mano”: accendi ed è subito pronto. Il cliente deve solo schiacciare il grande bottone rosso. In competizione con TripAdvisor? No, è complementare. E, anzi: quanti lasciano effettivamente su TripAdvisor un commento? La percentuale è bassa. Con IntoFeedback invece la percentuale è altissima. Il progetto è piaciuto anche all’Associazione Commercianti: l’abbiamo mostrato a Giorgio Bellani e Daniela Panetta, ne hanno parlato e ora Ascom ha un dispositivo installato in sede. Nel frattempo siamo già al lavoro su altri progetti, tra cui Intocam, che sta già iniziando a funzionare nei bar: il bottone rosso questa volta aziona la fotocamera per… un selfie, e il contenuto va direttamente sulla pagina Facebook del locale: crea in automatico contenuti social.

La voglia di cambiare e fare quello che ci piace. L’opportunità di creare qualcosa di nuovo. Avere una nostra società che fa qualcosa di nostro: è diverso che lavorare per altri. L’obiettivo lo fissiamo noi e rispondiamo solo alla nostra idea, alla nostra volontà, alla nostra fantasia.