Articolo 18 per trecentomila varesini Sarà rivoluzione o un grande bluff?

Via l’articolo 18 e la giungla dei contratti precari: ecco come le proposte del premier Matteo Renzi rivoluzioneranno il quadro del lavoro in provincia di Varese. Sarà meglio o sarà peggio?

Sull’articolo 18 va fatto notare innanzitutto che riguarda circa la metà dei lavoratori dipendenti della provincia di Varese, quelli che, su 299mila in tutto, risultano assunti in aziende con più di 15 dipendenti.

Le statistiche su questo fronte non abbondano anche se si sa, come fa notare il segretario generale della Cgil di Varese Umberto Colombo, che «sono in aumento i licenziamenti per motivi economici, in seguito alle modifiche all’articolo 18 introdotte con la riforma Fornero», mentre rimarrebbero limitati i casi di licenziamenti discriminatori.

I dati ufficiali sull’efficacia dei reintegri previsti dall’articolo 18 si possono desumere da quelli del ministero del Lavoro. Ogni anno in media ci sono circa 17mila licenziamenti ai sensi dell’articolo 18 nelle imprese con più di 15 dipendenti, dei quali circa uno su quattro poi decide di tornare in azienda una volta ottenuto il reintegro.

In provincia di Varese si possono stimare circa 250 casi, di cui non più di 60-70 tornerebbero in azienda, visto che di norma si opta per il risarcimento.

La stima delle organizzazioni sindacali è di un 80-90% circa (dati a spanne perché non vengono nemmeno rilevati statisticamente nei tribunali) di cause del lavoro per licenziamento in cui il lavoratore finisce per vedersi riconosciute le sue ragioni.

Di certo la prospettiva di un’estensione delle tutele farebbe comodo alla platea di co-co-pro e collaborazioni occasionali e precarie che negli ultimi anni hanno rappresentato una fetta crescente dei lavoratori. L’ultimo dato disponibile (è dell’Inps ma risale addirittura al 2011) parla di oltre 20mila lavoratori parasubordinati in provincia di Varese, che rappresentano il 5,5% degli occupati totali.

In gran parte uomini: 12mila e 729, contro settemila e 963 donne. In questa platea rientrano anche oltre ottomila collaboratori a progetto, i famigerati “co-co-pro”, mentre poco meno della metà dei parasubordinati risultano professionisti.

Tra questi, ma non è possibile quantificarne il numero, ci saranno anche alcune delle finte partite Iva che hanno conosciuto un vero e proprio “boom” soprattutto negli ultimi anni, dopo la riforma Fornero che ha limitato la possibilità di ricorrere alle collaborazioni coordinate.

Infatti l’Inps calcola tra il 2009 e il 2013 un aumento delle posizioni da professionisti a fronte di un calo di quelle da collaboratori.

Il sindacato dei precari della Cgil, il Nidil, quantifica in oltre novemila ogni anno i contratti atipici che vengono stipulati in provincia di Varese. Ma il dato più preoccupante è quello sui neo-assunti, che nell’80% dei casi sono precari, sempre secondo il Nidil. I dati Excelsior Unioncamere confermano il trend anche nelle previsioni di assunzioni degli imprenditori della provincia di Varese: nel 2014, su 9.500 nuovi ingressi previsti nel mercato del lavoro, solo 2.700, vale a dire meno di un terzo, risultano stabili (contratti a tempo indeterminato o di apprendistato), mentre la metà esatta, un nuovo assunto su due, entra con un contratto a tempo determinato. Ad uno su tre infine tocca un contratto atipico.

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