Avis, ancora sciopero Ingorgo al posteggio

Mattinata di passione, ieri, al posteggio Avis del terminal 1 di Malpensa.

Poliziotti, carabinieri, ma soprattutto ausliari di traffico muniti di notes per le contravvenzioni, erano sul posto. Nessuna tensione, comunque. Nessuno scontro. Soltanto una fila di auto, tra le venti e le trenta vetture pronte a tornare al deposito dell’azienda multinazionale che si occupa di noleggio, rimaste, però, in strada. Inevitabili i disagi per chi entrava o usciva dal posteggio, bloccato dalla lunga coda di veicoli tolti di mezzo soltanto dall’arrivo delle bisarche necessarie.

E’ questa la diretta conseguenza del settimo giorno di sciopero dei lavoratori Car Care di Avis Budget: 17 dipendenti da anni in forze al deposito dove si preparano le auto per i clienti. Lì si puliscono, si controllano e si fa manutenzione alle vetture in entrata per renderle al cliente in arrivo a Malpensa debitamente pulite, sistemate e con il pieno di carburante. In una settimana di presidio, sono state circa 200 le auto non uscite dal deposito, a danno non solo di immagine per Avis.

I lavoratori protestano perché rischiano di essere licenzianti se Avis Budget non troverà un fornitore con tutti i crismi a cui affidare il ramo d’azienda del Car Care. E c’è chi pensa che questa possa essere una scusa per sbarazzarsi di forza lavoro con diritti acquisiti in cambio di operai precari. «Scioperano contro la decisione aziendale di trasferire all’esterno le loro attività e assegnarle ad altre società che non rispettano neppure le più elementari norme di sicurezza o che occupano lavoratori spesso in nero e che percepiscono gli stipendi dopo mesi», dichiara Renzo Canavesi (Cub Trasporti). «Scioperano contro la loro trasformazione in lavoratori precari».

Ieri è arrivato a Malpensa il neo amministratore delegato di Avis Budget ma non si è tenuto un incontro con il sindacato di base, unico a seguire il caso e a rappresentare i lavoratori in lotta.

«L’ad ha tentato di rassicurare i dipendenti sul mantenimento del posto di lavoro, ma non ha avuto un incontro formale con noi», rende noto Canavesi. Impossibile, almeno finora, avere dichiarazioni da Avis che, contattata anche ieri, non ha reso disponibili commenti sulla giornata campale né sulle intenzioni circa la cessione del ramo d’azienda che interessa i 17 dipendenti in loco.

«Non daremo ad altri le chiavi “di casa”», dicono i lavoratori dimostrando, in tal modo, un senso di appartenenza assoluto. «Qui il lavoro c’è e l’azienda è sana. Perchè smantellarla?»

La risposta è in capo ad Avis.

© riproduzione riservata