Con Taurus si pedala nella leggenda

Indossare una bicicletta come si fa con l’abito di un grande sarto, sentirne l’affidabilità e anche la docilità non appena si sale in sella, apprezzarne i maniacali dettagli, le finiture realizzate a mano, l’orgoglio di un marchio che ha compiuto 106 anni e tuttora è un riferimento per chi apprezza la qualità.

Per un “ciclofilo” entrare nell’officina Taurus in via Verdi 1 a Vanzaghello, è come visitare il Paese dei Balocchi, l’occhio si posa su infiniti modelli, ognuno con spiccata personalità, colori sofisticati e affascinanti, design accattivante che mescola con sapienza antico e nuovo, passione artigiana e tecnologia.

La bicicletta fatta a mano, su misura, è il sogno di ogni pedalatore di città e di campagna, e alla Taurus si va come in un atelier, si scelgono modello e misure, colore, rifiniture e accessori e si ritorna a ritirare la bici montata, magari a vederla assemblare, pezzo per pezzo, con abilità e pazienza.

Così si costruivano le biciclette nel 1908, quando il marchio Taurus fu utilizzato dalla famiglia Fassi, fondatrice della fabbrica di Vanzaghello e poi di Sesto San Giovanni, per le proprie “macchine” dopo l’avvento dei monumentali bicicli, uno dei quali, rosso fuoco, fa ancora bella mostra di sé nella vetrina del punto vendita.

Il nipote del fondatore, , lavora tuttora in fabbrica assieme a , e
, addetti all’assemblaggio di telai e ruote, mentre in ufficio ci sono e che badano alle consegne e all’amministrazione.

Dal 2010 la Taurus è passata di mano, la famiglia Fassi l’ha ceduta a due brillanti giovani uomini d’affari, , commercialista con studio a Gallarate, e , anche lui gallaratese doc ma titolare di un’industria tessile.

«Il mattino sono in giacca e cravatta nel mio ufficio, il pomeriggio in jeans e maglietta qui alla Taurus, dove faccio un po’ di tutto», dice Sardella. «La nostra è una ditta familiare e tutti devono conoscere ogni dettaglio. La famiglia di mamma è imparentata con i Fassi, fin da bambino ho frequentato l’officina, appassionandomi di biciclette, così ho colto al volo la possibilità di rilevarla».

Dagli anni Trenta all’inizio dei Sessanta, la Taurus costruì anche motociclette, e Virgilio Fassi mostra orgoglioso una 175 perfettamente restaurata, parte della sua collezione privata assieme a una magnifica Taurus Lautal M del 1938, con il telaio interamente in duralluminio, freni a bacchetta interni a scomparsa, pedali a sei riquadri di gomma con la T sovrimpressa.

«Era il modello di punta della ditta, una bicicletta piena di brevetti – fummo i primi a costruire i freni interni e il movimento centrale a doppia campana – poi copiata da altri costruttori. Producevamo tutto, compresi carter e parafanghi, e ogni parte portava il nostro marchio sovrimpresso, perfino i coprimozzi», spiega con orgoglio Fassi.

In vetrina spicca il gioiello di famiglia, la Contropedale, l’essenza stessa della bicicletta, dal design degno di un museo d’arte contemporanea: due ruote, manubrio e pedali, il resto è libertà.

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