Dai nonni ai nipoti: la passione è la stessa «La loro lezione? Cambiare per crescere»

Iniziamo oggi un cammino alla scoperta dei valori che negli anni hanno reso uniche le aziende artigiane. Oggi la parola chiave è passione. E l’Impresa delle Meraviglie ci fa capire perché, a Varese, non manca

– La passione è trasmessa, è accompagnata da competenza, è una tradizione che continua, è riscoperta di vecchi mestieri e per qualcuno può addirittura diventare un’ossessione.
Di certo nelle imprese del Varesotto la passione è di casa: la parola ricorre centinaia di volte nelle storie de “L’impresa delle meraviglie”, narrazione che dal 2013 ad oggi ha aperto le porte delle imprese del territorio e ha permesso di vederle da vicino.
La passione scorre tra capannoni e macchinari all’ombra delle Prealpi dove il cambiamento è rapido, ma con i piedi saldi nel passato.

Oggi c’è chi parla di r-evuoluzione e, a guardar bene, il concetto coglie il nodo che, con la ferocia della crisi, è venuto al pettine: o si cambia o si chiude. E se si sceglie di cambiare è perché c’è passione.
Così si possono andare a leggere le parole di , oggi alla guida della Prestinoni marmi di Germignaga. Nipote di che fu anche tra i padri fondatori dell’Associazione Artigiani di Varese. «Lui – dice parlando del nonno – è scomparso nel 2000, ma è riuscito a trasmettermi la passione per questo lavoro, il suo grande entusiasmo nell’affrontare le nuove sfide lavorative che via via si presentavano e la grande attenzione per le innovazioni».

Ma la passione è anche quella che muove– classe 1938 – che a dieci anni era già nel laboratorio di sartoria di famiglia che da sempre si trova nel cuore di Gavirate e nella compagine che ha dato vita al sodalizio degli artigiani varesini.
«I giovani che stanno riscoprendo i vecchi mestieri sono pochi. La maggior parte non vuole fare l’artigiano, e forse ha ragione: il lavoro lo si deve imparare da piccoli ma oggi i guadagni sono incerti,

il lavoro è duro e ci vogliono passione e dedizione. In poche parole, voglia di fare».
«Sono un uomo fortunato, ho tre figlie e sono nonno di due bambini, il maschio si chiama come me. Spero che qualcuno porti avanti questa mia passione e che la nostra tradizione continui»: così dice , titolare del molino che a Cunardo appartiene alla sua famiglia da prima della Rivoluzione francese.
Di sicuro la passione è anche ciò che mette in moto e spinge al cambiamento: così almeno per , mastro birraio tra i più rinomati in Italia, e non solo, che ha dato vita nel 2004 all’Orso Verde, birrificio artigianale a Busto. «Tutto è nato come una passione, un hobby».

«Prima di aprire ci sono stati anni di birrificazione casalinga, fatta intelligentemente secondo me. Fai sempre quella birra finché non ti viene bene e poi continui a farla finché non sei sicuro di farla uguale. Insomma dopo qualche tempo era diventata una vera passione, se non un’ossessione». titolare della Marvic, azienda che a Brunello produce ruote e componenti in magnesio per bolidi su due e quattro ruote, ed è fornitore ufficiale del team motociclistico Yamaha Endurance spiega così come si fa a resistere alla concorrenza dei colossi. «Non è semplice. Il mondo delle corse è spietato e i nostri competitor sono sempre pronti a giocare sporco, ma la passione per i motori che mi è stata trasmessa sin da piccolo mi ha permesso di reinventarmi e da qualche anno a questa parte siamo entrati nel mondo delle auto e delle moto d’epoca, che ci sta regalando grandi soddisfazioni».

Passione fa anche rima con la Dm di Marnate, piccola azienda di modellazione meccanica dove titolare dell’azienda con la moglie Federica, declina così questa parola chiave all’interno di un mondo apparentemente algido come la meccanica. «Spesso si crede, a torto, che basti un disegno in Cad per fare un buon componente meccanico. Non è così, ci vuole dedizione, passione e cultura del fare».
E così si potrebbe continuare a lungo andando a ritroso tra i tanti racconti del mondo artigiano targato Varese che formano un unico grande ritratto dove alla passione si accostano anche manualità, tecnologia e territorio. Ma queste, appunto, sono altre storie.