Donne e uomini che fanno l’impresa. Le storie di chi ha “voluto farcela”

Luca Spada, Jury Chechi, Fabrizio Brogi, Silvia Parmigiani nell’evento di CdO

– Imprese “quasi” perfette e imprese eccezionali, per l’evento “Oltre l’impresa” della CdO Insubria: a Malpensafiere con la CdO Insubria spazio alle esperienze concrete e vissute di “Donne e Uomini che fanno l’Impresa”.

Imprese eccezionali come quella del “Signore degli Anelli” , campione olimpico ad Atlanta ‘96, che ha rivelato gli ingredienti chiave del successo, «passione, sacrificio e preparazione», parlando della sua sfida (sportiva) vinta.

«In terza elementare – l’aneddoto – in un tema su “cosa vorresti fare da grande”, scrissi che “voglio vincere le Olimpiadi. Avevo già le idee chiare, sapevo qual era l’obiettivo e quale il percorso per raggiungerlo». Un percorso che lo portò ad allenarsi a Varese, «città che mi ha dato molto», e ad esprimere in pieno il culto del lavoro e sacrificio tipico della sua terra, Prato: «Il mio allenatore era uno tosto, anche quando le braccia non le sentivo più

mi faceva finire gli esercizi». Fino al trionfo di Atlanta: «Ero pronto e ho fatto l’esercizio senza pensare a niente. Non perché sono un superuomo: chiunque se preparato può gestire la paura di un momento come quello». Una sfida vinta è anche quella di , amministratore delegato di Eolo Spa, la compagnia di telecomunicazioni che ha sede a Busto Arsizio. «A 12 anni avevo già ben chiara la passione per l’informatica: avevo insistito con mio padre per farmi comprare il primo Commodore64 e andavo in bici da Malgesso a Brebbia per comprare in edicola le prime riviste di informatica dove copiavo codici di programmazione per ore e ore, chiuso in casa da vero “nerd”. Poi arrivarono i primi modem per chattare, e lì il sogno di una nuova rete di telecomunicazioni, che in parte ho esaudito». La sua vita e le sue passioni si sono incrociate con le varie fasi della sua carriera, come quando «da digital diviso, pensai ad una connessione veloce wireless per casa mia a Morosolo, ai piedi del Campo dei Fiori». Il presidente di Nau! ammette che la molla che lo ha spinto a lasciare il management di una multinazionale per mettersi in proprio era «divertirmi ed essere orgoglioso di quel che facevo. Era un’idea che tanti definivano impossibile, ma io ero convinto e la volevo fare. Perché era meglio non avere il rimpianto di non averci provato». , Founder & CEO di Tessa S.r.l società del gruppo INGO S.p.A, guarda “oltre”: «Abbiamo bisogno di uno spirito diverso nelle collaborazioni, la capacità di giocare con una leggerezza che non è banalità o semplificazione, ma serietà nella libertà di fare cose insieme». Perché «il modello in cui il manager pensava e gestiva e gli altri faticavano è morto e sepolto, si è sempre più “makers”, bisogna conoscersi, ascoltare e mettersi al servizio di un contenuto, di un processo. È un fare che non abdica al valore della persona: occorre essere creativi e trovare un punto di sintesi nuovo».