Fallita la Imf: a rischio 400 posti di lavoro

Luino - L’azienda del settore metalmeccanico paga il blocco delle commesse con la Russia

– Una brutta tegola per tutto il sistema produttivo della provincia di Varese, ma soprattutto ovviamente per i lavoratori e per tutto l’indotto. L’ufficializzazione del fallimento dell’azienda Imf di Creva di Luino, storica impresa del settore metalmeccanico dell’Alto Varesotto, è arrivata lunedì pomeriggio in un incontro tra il proprietario Gabriele Galante, i dipendenti e i sindacati. Galante imprenditore vecchio stampo ha fatto di tutto per salvare la sua azienda e anche gli stessi lavoratori ancora faticano a credere che un’azienda

così importante e che ha sempre rappresentato un fiore all’occhiello del sistema produttivo varesino, anche sui mercati esteri, possa essere fallita. La crisi che ha colpito la Imf è iniziata un anno fa, con le sanzioni economiche comminate dall’Unione Europea alla Russia che bloccano tre importantissime commesse conquistate dall’azienda di Luino; a nulla sono valsi la richiesta di concordato preventivo in continuità presentato dalla proprietà al Tribunale di Varese lo scorso aprile e la proroga degli ammortizzatori sociali fino allo scorso mese di luglio. Con il fallimento dell’Imf, acronimo che sta per Impianti Macchine Fonderie, vanno in fumo più di cento posti di lavoro, senza contare il vasto impatto sull’indotto che gravita attorno all’azienda, valutabile in circa altri trecento posti di lavoro. Un colpo durissimo per tutta la zona del luinese in particolare, in una fase economica che non è ancora segnata dalla ripresa. La Fiom Cgil che segue da tempo le vicende della Imf si è già organizzata con Regione Lombardia per attivare al più presto corsi di riqualificazione e di ricollocazione che permettano a chi ha perso il posto di lavoro di reinserirsi sul mercato. Durante l’ultima assemblea, quella in cui Galante ha annunciato ai lavoratori il fallimento, non sono mancati i momenti di commozione per una crisi aziendale davvero sui generis sia per la cause sia per lo stretto rapporto di fiducia e di stima che ha sempre contraddistinto anche in tutto quest’ultimo tribulato anno, i rapporti tra proprietà e dipendenti. L’Imf che è stata una tra le prime aziende ad andare sui mercati esteri con enorme successo, con un fatturato che nel 2014 ha toccato quasi i 48 milioni di euro, paga un prezzo altissimo alle tensioni internazionali con la Russia. L’auspicio dei sindacati è che ora che l’impresa è stata dichiarata fallita ed è quindi maggiormente “appetibile” sul mercato, qualche potenziale acquirente possa farsi avanti e comprare la Imf o solo un ramo dell’azienda; una soluzione che potrebbe salvare dei posti di lavoro e dare ossigeno all’economia del territorio.