Frontalieri, prima vittoria. Salute gratis: indietro i soldi

Affondo del democratico Alfieri dopo i chiarimenti del viceministro. «La Regione restituisca tutto». Sì alle mozioni: uniti per difenderli

Frontalieri, in Parlamento si marcia uniti. Sì alle mozioni che impegnano il governo a tutelare i frontalieri. E dopo il “FrontaDay” di Lavena Ponte Tresa c’è una prima vittoria: la tassa sulla salute non si deve pagare. «Ora la Regione restituisca i soldi» chiede il segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri. La sconfessione in aula a Montecitorio, da parte del viceministro all’economia Luigi Casero, dell’«errata interpretazione» dell’Ats di Varese sul pagamento di una tassa per usufruire del Sistema Sanitario Nazionale da parte dei lavoratori frontalieri, è il primo successo tangibile dell’onda del “FrontaDay”, la mobilitazione pro-frontalieri di dieci giorni fa.

Il balzello è ufficialmente sospeso, stando alle parole del viceministro Casero, che ha annunciato una «circolare del Ministero della Salute» che chiarirà la vicenda. «I lavoratori frontalieri appartengono al Ssn come tutti gli altri lavoratori italiani. Maroni ha sbagliato, ora Regione Lombardia restituisca i soldi ai lavoratori che hanno già versato questo ingiusto contributo» invoca Alessandro Alfieri. «Questa vicenda ha provocato grossi disagi a numerose persone della provincia di Varese – sottolinea la deputata Pd Maria Chiara Gadda –

Maroni e la Lega avrebbero dovuto dare queste indicazioni alle aziende sanitarie del nostro territorio, invece che fomentare questa polemica strumentale e dannosa per i cittadini». L’assessore regionale Francesca Brianza però la vede diversamente: «È Roma che ha preteso un ulteriore balzello a carico dei frontalieri. Si sta cercando di scaricare la responsabilità su Regione Lombardia, ma attendiamo le risposte del Governo alla lettera del presidente Maroni per fare una volta per tutte chiarezza sulle responsabilità».
Ma alla Camera non è l’unico successo per i frontalieri. C’è il via libera alle mozioni di Pd e Lega, che impegnano il governo a prendere posizione a favore dei 62mila che tutti i giorni vanno a lavorare in Svizzera. Poi i partiti continuano a battibeccare e rivendicano ciascuno i propri meriti, ma un mattone è stato messo.
I parlamentari del Carroccio, Giancarlo Giorgetti e Stefano Candiani, ricordano che «se sono state discusse e approvate le mozioni al riguardo, il merito va solo ed esclusivamente alla Lega Nord, che da sempre si è fatta carico di seguire le problematiche e proporre soluzioni. La Lega è stato il primo partito a depositare le mozioni sui frontalieri, mentre il governo e il Pd non hanno mai dato prova di interessarsene. Strano che vogliano cavalcare successi altrui pur di mettere la propria bandierina su una questione da sempre snobbata». Al di là della paternità dell’iniziativa, Giorgetti e Candiani ricordano che «rispetto al Pd, nella questione di merito, ci divide il rapporto con i Ticinesi, popolo amico, che rispettiamo e con cui vogliamo mantenere una proficua collaborazione». Versione diversa, quella del Pd. «Il Governo – fa sapere il deputato Daniele Marantelli – ha accolto integralmente le nostre proposte che puntano ad armonizzare gradualmente il trattamento fiscale, a garantire i ristorni fiscali per i Comuni di confine, a valorizzare lo statuto del frontaliere, ad escludere i frontalieri dai pagamenti per l’assistenza sanitaria, ad utilizzare le eventuali entrate extragettito per potenziare le infrastrutture di trasporto locale e tutelare l’ambiente».

«Abbiamo impegnato il governo italiano ad agire su quello svizzero, affinché siano impedite da parte delle autorità del Canton Ticino azioni discriminatorie nei confronti dei frontalieri e delle imprese italiane». Risultati che, per Marantelli, “smontano” «la tesi della Lega, secondo cui Renzi ha sacrificato i frontalieri per raggiungere l’accordo sul rientro dei capitali. Priva di ogni fondamento». Soddisfazione per il via libera alle mozioni arriva anche da Angelo Senaldi, che ricorda: «Siamo impegnati affinché i lavoratori italiani nella Confederazione siano tutelati anche nei confronti delle campagne xenofobe di alcuni partiti della destra ticinese».