I danni degli abusivi alle imprese

La denuncia di Confartigianato: «Chi non si adegua agli obblighi inquina la competitività»

Ci sono le imprese artigiane, che mandano avanti una buona fetta dell’economia del nostro paese. Poi ci sono gli artigiani abusivi: che si presentano come l’idraulico, l’elettricista, il muratore, fanno il lavoro e arrivederci. Niente ricevuta, niente tasse, niente permessi, nessuna autorizzazione. Quelli del lavoretto in nero per intenderci: artigiani abusivi che minacciano il lavoro di chi onestamente porta avanti una professione e che sempre di più diventano una concorrenza sleale per tutti quegli imprenditori onesti che portano avanti il loro mestiere con tutte le carte in regola.

Secondo i calcoli di Confartigianato, sono 1.050.000 gli irregolari che nel nostro Paese insidiano l’attività di quasi 900.000 imprese artigiane.

Le cose peggiorano per alcuni settori più esposti alla concorrenza sleale degli abusivi, come i servizi alla persona, in particolare, acconciatura, estetica, lavanderie, riparazioni dove il tasso di irregolarità sfiora addirittura il 28%, rispetto al tasso medio nazionale che arriva al 15%.

Il problema è serio, in particolare in province di confine come la nostra dove, per andare a lavorare nella vicina Svizzera, è necessario per le aziende della filiera casa (dal carpentiere al piastrellista, dal posatore di pavimenti all’impiantista termico ed elettrico, dal vetrario al lattoniere) iscriversi all’Albo della LIA, pena l’impossibilità di lavorare in quel paese. «È in Italia che ci vorrebbe la Lia» Davide Galli presidente di Confartigianato Imprese Varese lancia una provocazione: «Il tema dell’abusivismo

tra gli artigiani è serio, preoccupa e va affrontato con determinazione. Ricordiamo che la Legge Imprese Artigiane del Canton Ticino, che come Confartigianato abbiamo contribuito a cambiare allentandone le rigidità e i costi per rendere più agevole il lavoro delle imprese ma stiamo lavorando ancora per migliorare ulteriormente l’iter, è nata proprio con questo fine: regolamentare il mercato e immetterci aziende rispettose delle leggi. A tal punto che la Lia ha portato ad una forte diminuzione dell’abusivismo e ad un aumento del fatturato degli imprenditori che le regole le rispettano».

Il problema, però, è anche un altro: «Gli obblighi di legge ai quali si devono attenere le imprese – prosegue Galli – ci sono, ma devono essere fatti rispettare. Un’impresa che non si adegua agli obblighi degenera il mercato e inquina la competitività. Quando si parla di libertà di impresa si parla di rispetto delle regole, contrasto dell’abusivismo e della corruzione. L’importante è che ci sia chiarezza e trasparenza anche da parte di chi le leggi le fa, perché non servono proclami ma controlli. Dalle regole condivise, ma soprattutto rispettate, dipendono la crescita di un territorio, l’occupazione e il lavoro. E questo sarà proprio il tema che andremo ad affrontare in occasione del nostro Congresso Provinciale il 14 maggio a Varese». I dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese fanno riflettere: «La vera arma sulla quale fare leva – conclude il presidente Galli – è la collaborazione tra associazioni, enti e istituzioni del territorio per sensibilizzare, formare e informare non solo le imprese ma anche i cittadini e le scuole su un fenomeno che va assolutamente fermato. Il danno dell’abusivismo non colpisce solo le imprese».