Il digitale in azienda è l’idea su misura

Fondazione Nord Ovest e Prometeia certificano il valore del digital manifacturing e di chi lo sostiene. Tempi di progettazione ridotti, meno modifiche e possibilità di assecondare le richieste dei clienti

Parliamo sempre più spesso di mondo digitale. Ma cosa rientra in questa definizione? E che impatto ha tutto ciò che è digitale nella nostra vita e soprattutto nella vita delle imprese? Fondazione Nord Ovest e Prometeia hanno realizzato il Primo rapporto sull’impatto delle tecnologie digitali nel sistema manifatturiero italiano: «Il digitale – è la sintesi dello studio – non riguarda solo il mondo dei siti e delle applicazioni ma è entrato nel mondo degli oggetti fisici e in un certo senso lo governa». La maggior parte delle persone usa smartphone con relative app per fare un sacco di cose: dall’ascolto della musica, alla gestione della posta fino al controllo in remoto del proprio antifurto di casa.

Tutto questo ci ha portato a modificare le nostre abitudini. Ma pensiamo alle imprese e alle conseguenze di quel concetto di digital manifacturing che tanto prepotentemente sta entrando nei loro processi: «La tecnologia di punta della manifattura digitale, la stampa 3D, sta effettivamente contribuendo a ridisegnare i business model delle imprese – spiega nello studio Stefano Micelli – e le imprese che usano la stampa 3D hanno imparato a concentrarsi sulla relazione con cliente finale».

L’attenzione non è più tanto focalizzata sul fatto di poterlo fare o no, ma su come soddisfare al meglio il cliente personalizzando il prodotto. La manifattura digitale accelera i processi di innovazione e lo sviluppo costante di un ecosistema di supporto favorisce il proliferare di nuovi makers. Il nostro territorio stesso offre esempi pratici e molto concreti di sostegno allo sviluppo della manifattura digitale: FaberLab di Confartigianato Imprese Varese, il MakerBot Innovation Center nato all’interno di SmartUp, il Laboratorio di Fabbricazione Digitale della Liuc e Univa, lavorano tutti fianco a fianco delle aziende. E i risvolti pratici, raccontati da Smart up in una recente pubblicazione, si vedono: guardiamo il caso di BTicino ad esempio, che utilizza in modo sistematico la stampa 3D nel processo di innovazione. Con benefici notevoli: durante il ciclo di sviluppo di un nuovo prodotto si è ridotto il numero di modifiche da apportare, si sono ridotti i tempi d’attesa per la realizzazione di nuovi prototipi, è cambiato significativamente il modo stesso di progettare e grazie alla possibilità di trasferire efficientemente i file dei modelli Cad 3D tra i vari centri di ricerca e poter così stampare velocemente prototipi funzionali ed è stata migliorata la qualità complessiva del processo di sviluppo.

O ancora: Btsr International, azienda leader nel meccanotessile, ha introdotto la stampa 3D nei suoi processi già dal 2004 e le usa sia in fase di progettazione e sviluppo sia per la produzione di piccoli lotti e prevede ora l’adozione della quarta generazione di tali stampanti entro il 2015. Secondo lo studio di Fondazione Nord Ovest la diffusione delle tecnologie digitali è in crescita costante e nelle imprese che usano stampanti 3D le funzioni ancora maggiormente interessate sono quelle relative all’ideazione e prototipazione di nuovi prodotti. Ancora relativamente basso il numero delle imprese che le utilizzano nella produzione. Se i benefici sono ormai noti, a rallentare ancora la diffusione di tecnologia 3D ci sono le limitazioni derivanti dai materiali lavorabili, l’investimento richiesto per le attrezzature e per il software.