Il tessile assume, nessuno risponde

Opportunità - Due corsi in partenza per intercettare giovani non occupati e specializzarli nel settore

«Cerchiamo tecnici, ma non li troviamo». E così il Centro Tessile Cotoniero lancia due corsi mirati per intercettare giovani non occupati e specializzarli su materie di grande attualità per il settore tessile (sostenibilità ambientale e ricerca e progettazione). A disposizione venti posti, per tre mesi di corsi gratuiti.
Opportunità finanziate da Regione Lombardia ma nate da una necessità impellente del Centrocot: «Cerchiamo personale da assumere e non ne troviamo – ammette il direttore generale – tra i 20 iscritti,

ne selezioneremo tre da assumere, gli altri 17 saranno sul mercato per le nostre imprese». Specializzazioni ricercate, che però – ed è un paradosso in una provincia che ha oltre il 20% di disoccupazione giovanile – sul mercato non si trovano. È lo stesso motivo per cui Centrocot ha promosso il corso Its di “tecnico superiore per l’innovazione nel settore tessile”: da domani 14 studenti del secondo anno saranno impegnati negli esami finali, mentre altri 13 del primo anno stanno effettuando gli stage in azienda. «Non c’è la coda per frequentare questi corsi, ma sono professionalità che servono e che hanno sbocchi concreti» sottolinea Cerini. Anche perché sono le stesse imprese del territorio che, come ricorda la responsabile area formazione , «hanno contribuito economicamente e hanno aperto le porte dei loro reparti produttivi per la formazione di nuovi tecnici». Opportunità che richiederebbero «più pazienza» da parte dei giovani a cui vengono offerte. Per il futuro è fondamentale anche l’alleanza stretta con l’università Liuc, in particolare con la scuola di ingegneria «che ci supporterà ad individuare i trend di innovazione e a sviluppare i contenuti didattici dei corsi», come spiega Grazia Cerini. Per il rettoresono due «da un lato c’è un problema di efficacia legato al “mostro burocratico” dei corsi sviluppati in ambito pubblico, dall’altro un tema culturale, quello di riportare i giovani ad essere affascinati dai mestieri del tessile. Perché non sono sicuro che le startup rappresentino la risposta occupazionale per un Paese che vive di manifattura».