«In aula perché il cliente lo merita»

Impianti elettrici - Davide Macchi, ingegnere e “figlio d’arte artigiana”, ci spiega l’importanza dei corsi

Dodici ore d’aula intense perché poi, quando si tratta di occuparsi di impianti elettrici – civili e anche industriali – c’è poco da scherzare. Saperlo fare bene e in sicurezza è una garanzia per tutti, soprattutto in un mercato dove le regole del gioco non sempre sono rispettate da chi tra fili e cavi “ci mette mano”. Così, parlando di formazione, si finisce per parlare anche di concorrenza e mercato sommerso., famiglia di artigiani e una laurea in ingegneria, è titolare di una impresa artigiana ed è uno di quegli imprenditori che nella formazione ci crede davvero.
«Non nascondo – racconta – che sono stato tra i fautori di questo corso e ho insistito perché fosse tenuto da un docente che, oltre a conoscere la materia nella teoria, la segue anche tutti i giorni come suo lavoro».

Perché un imprenditore dovrebbe spendere il suo tempo in aula, al di là del fatto che ciò sia previsto da un obbligo di legge? «Perché in aula si rivedono molti concetti che diamo per scontati quando lavoriamo e poi ci si confronta con il docente e gli altri colleghi. Spesso proprio in questi contesti nascono anche idee da approfondire in altri corsi».
Ci sono gli aspetti tecnici, ma anche quelli burocratici, c’è una normativa complessa e una casistica che lo è

altrettanto: sul tappeto, insomma, ci sono variabili da ponderare, decisioni da prendere e regole da rispettare anche dal punto di vista formale. «In aula il ritmo è serrato e impegnativo – conferma Macchi – ma dopo il corso sono ancora più convinto della mia idea iniziale sulla sua utilità».
In che misura, quando si lavora, il classico pezzo di carta che certifica la preparazione può essere speso? «Per me, che mi occupo anche di progettazione di impianti a livello industriale, una certificazione di questo tipo è fondamentale quando ho a che fare con imprese a loro volta certificate Iso 9000». In determinati contesti non si può entrare a lavorare senza le carte in regola, che vanno esibite ed allegate nella documentazione ufficiale.
«In altri contesti – spiega Macchi – la formazione purtroppo non è percepita nello stesso modo e questo è anche un problema di leggi». In che senso? «Ci sono Paesi – spiega Macchi – in cui determinati impianti, come può essere ad esempio un certo tipo di condizionatore, non possono neppure essere venduti a chi non è installatore: da noi chiunque si può anche improvvisare e mettere mano a lavori che implicano un intervento di tipo elettrico».

Non è solo una questione di leggi e normative: ci sono infatti anche aspetti culturali e di sensibilità che vanno ad alimentare queste storture del mercato che creano concorrenza sleale e sommerso.
«Il cliente purtroppo non sempre percepisce quanto sia importante affidarsi a chi ha il titolo e la formazione per eseguire i lavori». Professionisti che, nella formazione, hanno messo tempo e denaro: fattori che pesano e fanno la differenza quando si lavora. n

Pagina in collaborazione con