La Lombardia traccia il futuro grazie alle Smart Cities

Le nuove tecnologie giocheranno un ruolo sempre maggiore nel ridisegnare le città

Le Smart Cities sono luoghi in cui infrastrutture e tecnologia si uniscono al servizio del cittadino, del suo benessere e della sua sicurezza. «Negli ultimi anni il Sultanato dell’Oman sta impiegando ingenti risorse per favorire lo sviluppo di Information Technologies e creare infrastrutture capaci di promuovere l’evoluzione verso un sistema economico sostenibile anche in ottica globale – ha raccontato nei giorni scorsi a Varese Giuseppe De Pascali Pepe Console dell’Oman a Milano – a tal proposito l’alfabetizzazione

digitale e la proposta di servizi al cittadino per un utilizzo più ‘Smart’ delle città rappresentano nelle più grandi città Omanite il presente, piuttosto che il futuro». Un confronto, organizzato in collaborazione con l’Unione Industriali di Varese e il Lombardy Energy Cleantech Cluster, interessante per un territorio come il nostro che può senz’altro vantare eccellenze nelle tecnologie green applicate alle Smart Cities, nonché azioni finalizzate alla promozione di tali comparti. Processi fondamentali per garantire un contesto adeguato allo sviluppo delle imprese che si muovono nella direzione dell’industria 4.0: è infatti proprio quando la tecnologia esce dalle fabbriche e dai laboratori per entrare nella quotidianità delle persone che nascono le città intelligenti. Nient’altro che la risposta alla costante ed incalzante evoluzione della società. Basti pensare che entro il 2050 il 65% della popolazione mondiale vivrà in città. Il che significa, basandosi sui dati raccolti dallo United Nations Regional Information Centre for Western Europe, che tra poco più di trent’anni oltre 5,9 miliardi di persone risiederanno in metropoli la cui crescita e gestione dovrà essere guidata e controllata.

E allora in uno scenario simile, le nuove tecnologie giocheranno sempre più un ruolo strategico, rappresentando uno strumento fondamentale per governare la pianificazione urbana fin da oggi. Servono allora nuove occasioni di mobilità intelligente, rilancio dell’economia territoriale, organizzazione della governance urbana, sostenibilità ambientale, vivibilità e attenzione alle persone. E il nostro territorio si sta già muovendo: «La tecnologia è un fattore abilitante, ma sono le persone che vivono la città che dovrebbero riconoscere questa dimensione di connettività – ha spiegato Luca Mari, professore alla Scuola di Ingegneria Industriale della Liuc –. Ed è qui che possono intervenire le Università: facendosi promotrici di progetti in grado di creare occasioni di intelligenza diffusa sul territorio». Ma ci sono anche le imprese a dare il loro contributo, come la Gasparoli Srl, realtà gallaratese impegnata nel campo dei restauri e della manutenzione di edifici storici e non. «I beni culturali sono una straordinaria ricchezza per il nostro paese, ma accanto ai saperi del passato e delle abilità artigianali essenziali per progettare interventi di riqualificazione è necessario un processo evolutivo del settore che sappia coniugare obbiettivi etici e metodologici della tradizione con le tecnologie moderne e i prodotti più innovativi – commenta Paolo Gasparoli, Direttore Tecnico dell’azienda –. Stiamo cercando di immaginare come l’Internet delle cose sia in grado di supportare un ambito operativo fortemente analogico come quelle dei beni culturali e della conservazione, dove al centro c’è ancora l’abilità manuale del restauratore. La grande trasformazione digitale in atto è una sfida e il settore dei beni culturali non può certo rimanere uno spettatore: noi ci stiamo provando».