L’abito non fa il monaco ma la hostess

Alitalia allontana dai check-in di Malpensa alcune dipendenti «non compatibili con il regolamento». Sindacati scatenati: «Inaccettabile, prima dell’aspetto sono le competenze a far meritare un lavoro»

– Si sa, per un uomo invecchiare, significa acquistare fascino e quel tocco in più che prima, magari, mancava, ma per una donna no. Per una donna la storia cambia e se non si è più giovani e bisogna pure inforcare gli occhiali per vedere meglio, può diventare inopportuno anche stare al check-in di Alitalia. Succede al Terminal 1 di Malpensa e poco importa che le donne in questione abbiano anni di esperienza alle spalle e le carte di imbarco, con annessi e connessi, le potrebbero fare anche ad occhi chiusi.

Evidentemente, però, al giorno d’oggi serve anche una certa prestanza se la caposcalo di Alitalia è arrivata ad allontanare dai banchi check-in chi non riteneva idonea a mantenere la postazione. È il sindacato di base Adl di Varese, con un comunicato stampa nutrito e dettagliato, a segnalare l’accaduto e denunciare il fatto. «Anziane, ipovedenti, dall’aspetto stravagante, ineleganti nella figura e nella chioma, poco femminili con i pantaloni: sono queste le motivazioni con cui alcune colleghe sono state allontanate dai banchi Alitalia dal caposcalo che non le riteneva idonee –

scrive l’Associazione delle Lavoratrici e dei Lavoratori di Varese – Non compatibili con i requisiti richiesti dalla compagnia». Questa la contestazione mossa ad alcune lavoratrici di Airport Handling, la società che si occupa del check-in per Alitalia e che possiede «un proprio manuale con le direttive di grooming», annota il sindacato di base. Che aggiunge: «Se il lavoratore, nell’aspetto e nella divisa indossata, si attiene a quanto stabilito nel manuale della società per la quale lavora, in questo caso Airport Handling, i suoi doveri si esauriscono». Ed è proprio al grooming guide (il manuale di decoro e abbigliamento) che anche Alitalia fa riferimento, sostenendo di aver «chiesto al proprio handler di Malpensa, la società Airport Handling, di fare rispettare al suo personale le linee guida previste dal “Grooming guide” previsto dal contratto tra Alitalia e la società di handling». Tutto qui.

Non si tratta dunque di contestare il briefing con cui, ogni mattina, la caposcalo mette a punto la situazione come disposto da Alitalia e dall’alleato Etihad. Briefing giusto e doveroso: la stessa Adl lo riconosce. Ma qui si tratterebbe di qualcosa che va oltre piercing e tatuaggi evidenti piuttosto che abbigliamento non in regola con quanto previsto dal manuale. «Prima dell’aspetto esteriore, sono competenza, preparazione e professionalità a fornire i requisiti necessari sul posto di lavoro e ad essere il criterio principe per giudicare l’idoneità di un addetto – ricordano da AdL – Requisiti peraltro ottemperati, come afferma la responsabile del front line di Malpensa, dalle addette coinvolte negli episodi incresciosi». Se sia la compagnia aerea di Abu Dhabi a forzare la mano della caposcalo di Alitalia non si sa. Di certo il sindacato che denuncia il fatto ritiene le osservazioni «inaccettabili e umilianti». All’offesa, inoltre, si è aggiunto il carico di lavoro in più generato per gli altri lavoratori, del tutto imprevisto e perciò più problematico da gestire. Chiosa dunque AdL: «I lavoratori non sono disposti a tollerare ulteriori atteggiamenti e commenti come quelli che si sono verificati di recente. Invitiamo a segnalare senza tentennamenti ogni eventuale episodio mortificante così da contrastare il fenomeno».