Le imprese hanno pochi soldi E i fornitori restano a secco

Pagamenti ai fornitori, esplode il numero delle imprese varesine che arrivano in ritardo. Troppo poca la liquidità a disposizione, altre le priorità: a cominciare dagli stipendi dei dipendenti.

A denunciare la difficoltà delle aziende del Varesotto è uno studio realizzato da Cribis D&B, società di consulenza che offre alle imprese strumenti integrati di valutazione. La situazione è così grave che nel primo trimestre dell’anno, solo il 46,3% delle realtà produttive varesine ha saldato le fatture entro la scadenza.

Un dato che pone la provincia all’ottavo posto in tutta la Lombardia. Il 44,4% lo ha fatto entro i 30 giorni dalla data prevista, ma l’elemento più preoccupante è quello relativo ai ritardi cosiddetti gravi, quelli cioè che superano il mese.

Erano appena il 2,8% nel primo trimestre del 2011, sono esplosi fino ad arrivare al 9,3% all’inizio di quest’anno. «In realtà questa tendenza è sempre stata cronica nel nostro Paese, la crisi non ha fatto che acuirla», spiega Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato.

«In particolar modo sono i grandi clienti che fanno un uso strumentale delle condizioni di pagamento sui fornitori». Micro, piccole e medie imprese che però rischiano di rimanere stritolate all’interno di questo meccanismo, che finisce per renderle totalmente dipendenti dal credito bancario per sopravvivere.

Tanti i fattori che rendono questa situazione strutturale, al di là della crisi. «Ci sono direttive comunitarie che intervengono su questo problema, ma che sono sempre state disattese», spiega Colombo, «incidono molto anche i tempi della giustizia civile». Non essendoci certezza della sanzione, diventa difficile anche riuscire a recuperare i crediti vantati.

Dovendo scegliere chi pagare, le imprese pensano prima ai dipendenti e a quei fornitori che diventano imprescindibili per continuare a rimanere sul mercato. Solo dopo vengono le tasse: «Lo vediamo con gli osservatori sui consorzi fidi», le strutture di erogazione del credito legati alle associazioni di categoria.

Per le aziende che si rivolgono a queste realtà «una delle principali cause di insolvenza è dovuta al fatto che l’impresa è senza liquidità e genera debiti principalmente nei confronti della pubblica amministrazione».

Il che, se da un lato fa onore agli imprenditori che pensano prima ai lavoratori, dall’altra è «un gioco pericoloso». Lo Stato, pur essendo un pessimo pagatore, quando si tratta di recupero crediti è la realtà che dispone delle armi più affilate, a cominciare da Equitalia.

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