L’Europa scivola sull’olio. E Varese non lo digerisce

Il sì del Parlamento Europeo all’ingresso di 35mila tonnellate dalla Tunisia fa esplodere la protesta

Il via libera deciso dal Parlamento Europeo all’ingresso sul mercato continentale, per questo biennio, di 35 mila tonnellate di olio di oliva dalla Tunisia, senza alcun dazio, allarma le associazioni di categoria, per l’impatto che questa decisione potrà avere sul mercato nazionale e locale e per i consumatori.

Una decisione quella europea, che ha sorpreso non solo gli addetti ai lavori, anche perché Expo si è concluso soltanto da qualche mese, anche se qualcuno sembra essersene dimenticato.
«Oltre a non avvantaggiare i produttori tunisini – commenta Pasquale Gervasini, presidente di Confagricoltura – questa decisione penalizza quelli italiani, oltre a facilitare le frodi alimentari, perché sarà più facile spacciare per italiano, un olio che non lo è». Difficile dire l’impatto dell’invasione di questo prodotto tunisino sul mercato lombardo e locale;

quello che è certo è che la decisione di Strasburgo non va giù agli agricoltori della provincia di Varese.
«In Europa bisogna battere i pugni sul tavolo per difendere i prodotti italiani ma noi non lo facciamo e la colpa di questa decisione è della politica italiana – attacca Gervasini – Oggi tocca all’olio, ieri agli agrumi e domani non sappiamo davvero cosa aspettarci; purtroppo sono gli stessi italiani a non tutelare il nostro Paese nell’Unione Europea e questi sono i risultati e in più, così, facilitiamo anche qualche furbo che spaccerà per italiano un olio non certo made in Italy».
Durissima anche la presa di posizione di Coldiretti Varese, allarmata ma non sorpresa da questa nuova sortita europea. «Hanno cominciato con il latte, poi hanno proseguito con altri prodotti e oggi tocca all’olio – dichiara il presidente Fernando Fiori – il risultato è sempre lo stesso però; si svendono le nostre produzioni di qualità in cambio di interessi superiori».
Per l’economia lombarda, che solo in minima parte produce olio, il danno sarà relativo e non come nel caso delle quote latte quando invece l’impatto fu drammatico per le imprese. «Si dice che l’agricoltura può essere un settore su cui puntare per far riprendere l’economia, ma decisione come quelle sull’olio le aziende italiane le fanno chiudere – prosegue Fiori – Siamo già preoccupati per il trattato di libero scambio da siglare con gli Stati Uniti; vedremo quale prodotto italiano verrà sacrificato questa volta».
Si appella al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, il deputato e segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi. «Ormai è chiaro che a Bruxelles e a Roma siamo guidati da un manipolo di dilettanti allo sbaraglio che hanno deciso di uccidere il nostro export e il nostro made in Italy».

«La Lombardia è la prima regione nella classifica dell’export dell’olio di oliva – argomenta l’esponente del Carroccio – si tratta di una follia che si aggiunge a quella di non aver fatto pressioni per revocare le assurde sanzioni economiche contro la Russia, le quali hanno portato a un crollo verticale dell’export lombardo verso quel Paese». Le esportazioni agroalimentari verso la Russia nel 2015. sono scese del 52% rispetto al 2014.