Lo Street Food risolleva l’economia. E spopola

La ristorazione on the road è cresciuta del 13% e si trova soprattutto in Lombardia

Solo qualche anno fa parlare di street food, food truck o anche più semplicemente di cibo da strada non faceva venire in mente nulla di buono. Una moda dal sentore americano che qui da noi aveva ancora poco appeal. Ma negli ultimi anni queste parole hanno tutto un altro gusto, nel vero senso del termine. Oggi lo street food è di moda e tutti sanno di cosa si tratta: nella nostra provincia le tante iniziative dei mesi scorsi sono state un vero successo di pubblico. Dal Lake Street Food, allo urban street food festival tutte le tappe delle diverse manifestazioni hanno registrato curiosità e molta partecipazione per golosi di tutte le età che hanno provato con soddisfazione i diversi piatti proposti.

Ecco allora che oggi il cibo di strada non è più solo una tendenza emergente: ma una solida realtà economica, alla quale sempre più imprenditori guardano con interesse. Solo lo scorso anno sono cresciute del 13% le imprese italiane della ristorazione on the road: hanno superato quota 2.200 e si concentrano in modo particolare in Lombardia, Puglia e Lazio.
«Il cibo di strada è un business che attira tanti imprenditori perché con un investimento contenuto si aprono grandi opportunità

– spiega Sara Pratesi, anima di StreetFoody, un progetto innovativo dedicato ai food trucker italiani –. Per iniziare può bastare anche un piccolo Ape Car e l’attività comporta costi molto ridotti rispetto ai ristoranti tradizionali. Ma non ci si può improvvisare: la concorrenza è spietata e il pubblico è esigente. Per distinguersi e ingranare vanno curati progettazione e allestimento, con un business plan di ferro e un ottimo marketing, soprattutto in fase di avvio della start-up». Il business poi, una volta ingrato può allargarsi, dal piccolo Ape Car all’imponente food truck: bisogna individuare un’idea di base e svilupparla. «Le tradizioni regionali italiane sono e saranno sempre apprezzate dal pubblico –spiega Sara Pratesi –. Puntare su ingredienti e piatti tipici, espressione autentica di un territorio, è sempre un’ottima mossa di partenza. La proposta può essere anche semplice, ma la parola d’ordine dev’essere qualità: se non si valorizzano le eccellenze del Made in Italy, i clienti non perdonano». Spopolano quindi le mille declinazioni del cibo di strada all’italiana, in particolare per quanto riguarda i fritti, le focacce, i panini imbottiti, «che si prestano a tantissime versioni, dai classici a base di salumi, fino all’hamburger, che gli italiani apprezzano sia nella sua veste più tipicamente americana, sia rivisitato con ingredienti e abbinamenti “tricolori”. Alla base del successo c’è sempre la selezione delle carni migliori». E chi vuole puntare, invece, sulla creatività «l’innovazione può sposarsi molto bene con la tradizione – prosegue Sara Pratesi –. Ci sono alcuni filoni che si prestano bene a portare novità anche nelle ricette tipiche. Le possibilità, insomma, sono tantissime per gli aspiranti food trucker italiani. Ma il percorso per arrivare a proporle nelle strade e nelle piazze deve essere ben pianificato. Bisogna scegliere il tipo di operatività più adatto (itinerante, giardini, piazze) e individuare le opportunità più interessanti, dalle fiere, alle manifestazioni di piazza, agli eventi privati come cerimonie o feste. Poi si passa all’allestimento vero e proprio del mezzo, che sarà il protagonista del nuovo business.