Made in Italy è bello. Made in Varese è meglio. Lo sanno bene gli uomini d’affari della City di Londra dove Gianni Cleopazzo, varesino, classe 1968, riceve su appuntamento una volta al mese.
Cleropazzo è il sarto, il creativo o l’artista (il termine non è affatto eccessivo) a capo dell’équipe della storica Sartoria Vergallo di Varese. Un laboratorio di alto artigianato in via Donizzetti: stoffe di pregio, modelli classici o estorsi.
Tutti insieme nella splendida villa liberty dove l’attività ha sede e dove esiste un luogo precluso alle donne. Il salotto di prova rigorosamente al maschile dell’atelier: un salotto che richiama alla raffinatezza culturale di quelli ottocenteschi.
Vergallo, a Varese e nel mondo, significa alta sartoria da tre generazioni. L’ultima, quella che lo porta a Londra una volta al mese, vede accanto a Gianni la sorella Mariangela.
«Sarti si nasce. Talenti si diventa», ripete Cleopazzo raccontando di quella sua iniziale ribellione ad ago e filo che lo ha portato a fare altri mestieri. Salvo poi capire che quello per la sartoria era richiamo impresso nel suo Dna: «Per capire che volevo essere un sarto ho dovuto provare a farne a meno».
La passione ha avuto il sopravvento. E Cleopazzo ha rivelato il suo straordinario talento. Ore di studio: ago, filo, cucito. Ore di fatica sino al riconoscimento ottenuto dell’Accademia Nazionale dei Sartori. Ore di fatica in laboratorio e poi sveglia alle 5 del mattino per saltare sul treno diretto a Torino per frequentare i corsi della prestigiosa scuola di taglio Ligas.
I più difficili sono gli italiani
Oggi la Sartoria Vergallo è un’eccellenza in tutto il mondo. Narra la storia che Luca Montezemolo fece i compimento ad un cliente di Cleopazzo per lo straordinario abito che indossava.
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