Morte di Giada: il pirata a processo

Per Flavio Jeanne, che investì la giovanissima ragazza in viale dei Mille, il pm ha chiesto il giudizio immediato

Morte di Giada Molinaro: chiesto il giudizio immediato per il “pirata” Flavio Jeanne.
Il suo sarà tra i primi processi per omicidio stradale in Lombardia, ed è il primo in provincia di Varese. Il pubblico ministero Massimo Politi, che ha coordinato le indagini sceglie di saltare l’udienza preliminare chiedendo che il giovane cuoco di 24 anni, arrestato lo scorso 17 gennaio con l’accusa di omicidio stradale, omissione di soccorso e fuga, vada direttamente a processo.


«La data dell’udienza non è ancora stata fissata – spiega Corrado Viazzo, legale della famiglia Molinaro – ma a breve dovrebbe essere resa nota. Naturalmente chiederemo di costituirci parte civile in seno al procedimento».
Jeanne potrebbe chiedere di essere ammesso al rito abbreviato: è reo confesso e ha ammesso di essere fuggito dopo l’incidente per paura in preda al terrore più assoluto. Di aver chiuso gli occhi quando ha capito che non sarebbe riuscito ad evitare l’impatto. Il giovane, va detto, si è sottoposto a una serie di accertamenti scientifici dopo l’arresto che hanno inequivocabilmente dimostrato che il ragazzo era lucido, non sotto l’effetto di stupefacenti (dei quali non ha mai fatto uso) al momento della tragedia. Jeanne è incensurato e l’accaduto ha lasciato basiti tutti coloro che lo conoscono e che lo definiscono un ragazzo normale, gran lavoratore senza grilli per la testa.

L’incidente è avvenuto poco dopo le 23.30 dello scorso 14 settembre in viale dei Mille, davanti al cinema Nuovo, a pochi metri di distanza dall’abitazione della ragazza. Giada, 17 anni, studentessa del liceo scientifico Ferraris, era con il fidanzato e la madre del ragazzo. Hanno attraversato sulle strisce pedonali: Giada era l’ultima ed è stata travolta dalla Kia Rio guidata dal ventiquattrenne. Che non si è fermato e ha tirato dritto fuggendo. Giada è morta poco dopo.
Gli agenti del comando di polizia locale di Varese hanno raccolto i frammenti del fanale dell’auto del pirata, ricostruendo il pezzo e identificando il modello della vettura. Jeanne, nel frattempo, nonostante la fidanzata lo implorasse di costituirsi e nonostante i familiari di Giada gli chiedessero di costituirsi di avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità seppur tardivamente, ha portato l’auto in carrozzeria a Sesto Calende, dove lavorava tra l’altro, dicendo di aver investito un cinghiale. Il carrozziere, che aveva letto la storia sui giornali e si è trovato davanti la Kia con il parabrezza danneggiato e sporco di sangue, non ci ha creduto e ha chiamato i carabinieri. Poche ore dopo i militari della compagnia di Gallarate hanno arrestato il giovane. Che davanti agli inquirenti ha confessato tutto. Al gip, che ha poi concesso gli arresti domiciliari, ha detto di essere fuggito per paura.
Provato e pentito ha chiesto perdono ai familiari della ragazza.
Ora affronterà il processo: il suo sarà il primo processo in provincia di Varese per omicidio stradale.