Napolitano va in Ticino E difende i nostri frontalieri

Napolitano in Svizzera, il pressing della politica ticinese sul problema dei frontalieri. Il Capo dello Stato invita ad avere fiducia nell’Italia: «Siamo in grado di risolvere in modo concorde i problemi complessi che stiamo affrontando».

Il clima nell’aula magna dell’Università della Svizzera Italiana, dove le autorità cantonali hanno accolto il presidente della Repubblica Italiana, era tipicamente svizzero. Massima puntualità, tutti seduti composti alla richiesta degli organizzatori.

L’intreccio culturale tra Svizzera e Italia, oggetto della “lectio magistralis” dei professori Carlo Ossola e Mario Botta, oggi è messo a dura prova dalle problematiche generate dalla presenza di 66mila frontalieri che lavorano in Ticino.

«Fenomeno da gestire in amicizia»

Il presidente del Consiglio di Stato ticinese Manuele Bertoli, nel ringraziare Napolitano per aver «mantenuto la tradizione di fermarsi in Ticino nel corso della visita di Stato in Svizzera», non usa mezzi termini per sottolineare le divergenze che sussistono nei rapporti transfrontalieri.

«I problemi economici dell’Europa e i problemi sociali ad essi collegati, sul lavoro e sull’occupazione, generano fenomeni che si ripercuotono sulle nostre relazioni – sottolinea l’omologo del nostro “governatore” – moltissimi italiani vengono a lavorare in Ticino, un’opportunità ma anche fonte di criticità, da gestire assieme. È sotto il segno dell’amicizia che occorre gestire queste questioni per risolverle parlando francamente». E in questi due giorni quello dei frontalieri è stato il tema forte delle discussioni.

«Mi auguro che si guardi a quel che accade in Italia da parte vostra con fiducia – così risponde il presidente Napolitano alle preoccupazioni dei “cugini” del Canton Ticino – Non bisogna lasciarsi mai impressionare e deviare da manifestazioni di insufficienza istituzionale, politica e anche da manifestazioni di difficoltà nella crescita economica e sociale del nostro Paese. Ci sono ragioni fondamentali di fiducia nel nostro popolo e nella nostra nazione, per le energie che riesce a sprigionare, per le potenzialità che ancora esprime in un mondo così profondamente mutato».

E qui, guardando anche oltre il confine, Napolitano esorta «a considerare con serenità le vicende italiane, che è quello che io faccio come posso, a mia volta, in Italia». La richiesta di fiducia nasce anche dai risultati dei colloqui di questa due-giorni, dove il Capo dello Stato ha riscontrato «un comune sentire, nel reciproco rispetto, nell’apprezzamento di quanto hanno rappresentato e rappresentano e di quanto fanno largamente, in modo convergente, l’Italia e la Svizzera».

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