«Rinascimento del manifatturiero? Parte dal passato»

“Una rete di idee, patrimonio culturale, valorizzazione territoriale”il titolo del convegno che ha visto la presenza di relatori e ospiti illustri tra cui Giorgio Merletti, presidente nazionale di Confartigianato

– Una giornata di studio in cui lavoro, bellezze architettoniche, artistiche e paesaggistiche, ma anche commercio locale fanno quadrato. Alla riscoperta di “Una rete di idee, patrimonio culturale, valorizzazione territoriale”.

Questo il titolo del convegno messo a frutto dall’associazione culturale Siamo Somma, in collaborazione con l’associazione Arte nella Corte e la Fondazione Visconti di San Vito che, sabato, ha visto al castello la presenza di relatori e ospiti illustri tra cui , presidente nazionale di Confartigianato.
Merletti, a margine dell’incontro, ha riportato l’attenzione sul lavoro come cultura.Un punto fisso per il numero uno di Confartigianato che ben conosce la provincia in cui vive e la vorrebbe terra capace di riappropriarsi della propria archeologia industriale.

Se, insomma, la cultura conviene («straordinario modo di dare un contributo alla crescita economica del Paese», ha detto più volte il ministro di Beni culturali e turismo Dario Franceschini), converrebbe anche non disperdere radici e conoscenze manifatturiere, secondo Merletti.
«Alcuni mesi fa a Bruxelles ho partecipato a un evento in cui si parlava del rinascimento del manifatturiero che, entro il 2020, deve crescere dal 12,5 al 20% del Pil», la premessa di Merletti.
In quale modo,

resta però l’interrogativo che lo stesso presidente avrebbe già risolto con due termini: archeologia industriale. «Una scienza che parte in Inghilterra, viene ripresa in Italia e poi viene abbandonata», denuncia.
Ed ecco che la provincia di Varese avrebbe molto da insegnare. «Anziché costruire bruttissimi supermercati, forse valeva la pena recuperare ciò che c’era dentro», ammonisce Merletti. «Bisogna portare i giovani a capire come si produceva , come si produce oggi con le nuove “macchine a vapore” – stampanti in 3D e lasercut – per far capire effettivamente cosa è il legame e l’intreccio fra tradizione e innovazione».
Il semestre europeo non è stato usato bene, secondo il presidente di Confartigianato: «C’era un percorso da portare avanti sul “made in” e la tracciabilità dei prodotti».

Il futuro sta nella qualità: «Con prodotti fatti bene, con alta capacità innovativa, senza farne una questione di dimensione aziendale», indica a voce alta Merletti.
«Se noi scegliamo di realizzare prodotti di massa, probabilmente significa che ci vogliamo fare del male, non possiamo fare concorrenza alla Cina».
Per spiegare e rendere perfettamente l’idea, il pensiero di Giorgio Merletti corre all’Olivetti, «dove c’era cultura, c’era già la tecnologia di uno strumento come l’Ipad ed è stata venduta. Qualcun altro se l’è presa e noi siamo andati in altre direzioni». Non si guardi chissà dove, ma in casa nostra: «Servono prodotti realizzati bene ma anche funzionali. Quando penso a Lettera 22 del 1950, oltre ad essere funzionale era pure bella» chiosa il presidente di Confartigianato.