Quei 200 abitanti della città-Malpensa senza regole né pietà

Scioccante lettera-testimonianza di una lavoratrice. «L’aeroporto dovrebbe essere simbolo di sicurezza. Invece questo è il nostro triste biglietto da visita...»

MALPENSA – Un uomo, sdaraiato a terra al terminal 1 di Malpensa, si masturba come se niente fosse e, chi se ne accorge, pensa bene di riprenderlo e diffondere il video online. «Una scena disarmante» commenta una lavoratrice di Malpensa, che mette il proprio nome e cognome per denunciare una situazione ormai al limite della sostenibilità. «La situazione dei cosiddetti “diseredati” che ormai hanno fissa dimora presso il nostro aeroporto è un ventaglio che ha in sé le storie più svariate – scrive , che a Malpensa lavora – Vi dimora il disperato innocuo, il bisognoso che pare non abbia avuto ascolto dai servizi sociali,  il delinquente, chi vive di espedienti e di lavoro nero sotto gli occhi della finanza e l’immigrato abbagliato da un sogno mai realizzato».

Ma non è il discorso dei casi personali a muovere la penna della donna che chiede, piuttosto, se non sia inopportuna la presenza di senzatetto. Certamente 200 homeless al terminal 1 è un dato un tantino inquietante, questo almeno il numero dichiarato dal cardinale un anno fa chiedendo a Sea di farsene carico.
Che fare? La domanda resta senza risposta. Lo stesso uomo, ripreso e mandato in rete, era stato arrestato nel 2014 dalla polizia di Malpensa per una rapina a un esercizio pubblico nello scalo e, dopo aver scontato la condanna in carcere, è tornato a Malpensa. Il lavoro delle forze dell’ordine è immane dentro l’amplissimo perimetro di un’aerostazione dove un senzatetto può trovare un luogo climatizzato dove dormire, con servizi igienici e la possibilità di aiuto da parte del cappellano dell’aeroporto che ormai conosce quasi tutti quei “diseredati”: italiani, stranieri regolari o richiedenti asilo, non altri da dover rimpatriare.

«La situazione è monitorata, conosciuta e attenzionata. Tutti i provvedimenti che potevano essere adottati, sono stati adottati» rende noto Polaria. Chi arriva a prendersi la briga di filmare una masturbazione in diretta, dovrebbe però arrivare anche a fare denuncia e segnalare l’accaduto a chi di dovere, anziché affidarsi ai social. Non a caso, Elena Sarugia, punta il dito sulla sicurezza e sull’immagine di Malpensa, fermo restando che, evidenzia la stessa lavoratrice, «un aeroporto non può

evidentemente farsi carico del disagio sociale».
C’è paura tra gli addetti aeroportuali: «Tra noi lavoratori circolano video di liti e baruffe, foto di persone appisolate sulle macchine per il trasporto dei disabili; abbiamo trovato questi soggetti negli spogliatoi maschili per farsi la doccia, a volte ci chiedono soldi, fanno facchinaggio abusivo sottraendo a chi paga le tasse per un regolare servizio i proventi del loro stesso lavoro. Hanno seguito colleghe in ascensore e al parcheggio, una ragazza si è vista uno di questi tentare di entrare di soppiatto nella sua macchina. Io stessa ho assistito poche sere fa alla presenza di un uomo in mensa che imprecava in lingua araba qualcosa nei confronti del nostro cibo, ovviamente non ho capito ciò che diceva ma ho potuto chiaramente sentire il suo rutto roboante».

Sono sempre di più sono i “diseredati” che mangiano in mensa. «Io stessa ho beccato uno di questi ravanare nella borsa di una collega sorprendendolo con la carta di credito e il portafoglio in mano, ma gli episodi sono infiniti» racconta la donna. Che incalza: «Se lo facessimo noi? Saremmo licenziati in tronco. Ma l’aeroporto non dovrebbe essere il luogo per eccellenza della sicurezza? Sembra invece ben presentarsi come il biglietto da visita del sistema Italia». Dove chi ha il tesserino deve tenerlo giustamente ben esposto, ma chiede anche un collante tra istituzioni per risolvere una questione che potrebbe degenerare.