«Ruolo chiave del Varesotto nella nuova Finmeccanica»

Il sindacalista Carini sul restyling del gruppo: «AgustaWestland
e Alenia Aermacchi restano gioielli. L’indotto diversifichi i clienti»

Finmeccanica, se la rivoluzione Moretti terrà conto delle capacità che i territori sanno esprimere, il Varesotto non dovrà preoccuparsi. Il coordinatore nazionale della Fim Cisl di AgustaWestland Paolo Carini lo sostiene a viso aperto. Senza dubbi.
«Le aziende aeronautiche della provincia di Varese sono la spina dorsale delle attività aeronautiche, l’ossatura reale», dichiara. Prodotti d’avanguardia e capacità professionali, in grado di garantire dalla progettazione alla vendita al cliente, sono un patrimonio da salvaguardare e non a prescindere.

«Qui ci sono le competenze che il Paese non può perdere», sostiene il sindacalista.
Non è un intervento campanilistico, il suo. Non si tratta di una difesa della “provincia con le ali”, tanto per alzare la voce e averne un ritorno. Il punto è un altro. La difesa è d’ufficio.
«Se saranno criteri industriali a difendere le competenze, senza logiche politiche e clientelari, senza favori della politica, ma mettendo al centro le competenze di chi lavora nei siti industriali, allora AgustaWestland e Alenia Aermacchi, (rispettivamente di Samarate, ma anche Vergiate, Sesto Calende, Lonate Pozzolo, e Venegono Superiore, ndr), non hanno nulla da temere dalla rivoluzione Moretti». Piuttosto «anche l’indotto ragioni in termini industriali», indica Carini.
Il confronto con le organizzazioni sindacali sulle linee guida del piano industriale di Finmeccanica, che si svilupperà nei prossimi 5 anni, è iniziato lo scorso 30 gennaio tra l’amministratore delegato della holding Mauro Moretti e i segretari nazionali di Fiom Cgil, Fim Cils e Uilm Uil. Il cambiamento della struttura gestionale e industriale del gruppo Finmeccanica sarà radicale.
Entro il 18 marzo ci sarà un nuovo incontro con i coordinamenti aziendali nazionali per valutare le iniziative di efficientamento, in particolare il recupero di redditività delle singole linee di prodotto, dell’engineering e della supply-chain.
E proprio su quest’ultimo fronte, quello dei fornitori, dunque dell’indotto, Carini evidenzia passi obbligati da compiere: «Sarà importante diversificare i clienti e qualificarsi per attività da fornire non a una singola azienda, ma anche ad altri costruttori». L’esempio della Secondo Mona di Somma Lombardo, che lavora per AgustaWestland ma anche per Boeing e Airbus, è una realtà tangibile di ottimo funzionamento.
«L’indotto dovrà staccarsi dalle aziende soltanto del territorio, rompere questo cordone ombelicale e buttarsi nel mercato mondiale», sostiene il coordinatore Fim Cisl. Non un’impresa impossibile, secondo il sindacalista. E soprattutto una strada consigliata, dato il processo di razionalizzazione dei fornitori che Finmeccanica seguirà.
In ogni caso, il sindacato avrà ben più di due occhi aperti: «Vigileremo sui criteri di Finmeccanica nella scelta dei prodotti e degli investimenti, perché siano realmente guidati da un’idea di sviluppo industriale», assicura Carini. Organizzazioni sindacali e Rsu dovranno essere coinvolte nei vari processi: «Per questo la Fim Cisl ha deciso di dotarsi di un’organizzazione strutturata sui territori dove sono presenti le aziende di Finmeccanica».
In un gruppo con 5 miliardi di euro di debito, il risparmio di 600 milioni nel 2014 (riduzione consulenti, revisione benefit dirigenti, contenimento parco macchine) è già un passo avanti. Con aprile, il via alla divisionalizzazione che porterà allo scioglimento delle singole aziende e alla creazione di un’unica grande Finmeccanica, al cui interno ci saranno le divisioni aeronautica, elicotteristica, elettronica, sistemi per la difesa, servizi. Radicate sui territori.